I programmi cartacei e le Feste del Sud Italia: gli errori grammaticali piú evidenti

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Raffaele2012
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POST 8 ‒ L’UTILIZZAZIONE INAPPROPRIATA DELLE BARRE OBLIQUE

La posizione numero otto della Classifica dei 12 Errori Grammaticali piú evidenti per i programmi cartacei delle Feste Patronali Meridionali permette di focalizzare lo sguardo sull’inappropriata utilizzazione delle barre oblique.

Prima di entrare nel merito, si ritengono quanto mai necessari alcuni chiarimenti.

La Grammatica Italiana stabilisce che la BARRA OBLIQUA (/), conosciuta anche come SBARRETTA o come BARRA SEPARATRICE, costituisce un “segno ideografico” che può assumere differenti funzioni, a partire dalle tre qui specificate.
  • I) Indicare un’alternanza tra due possibilità.
    Esempio: «Il regolamento di codesto istituto statuisce che ciascun alunno/alunna di deve presentare un’istanza scritta al fine di ottenere il riconoscimento dell’esenzione dalle attività ginniche».
    Nello specifico, la barra è servita per separare i termini "alunno" e "alunna", immaginando che il genere della persona richiedente non sia noto.
  • II) Mettere nero su bianco nella costruzione della forma specifica “e/o”.
    Esempio: «Sono ammesse le squadre di calcio e/o calcetto».
  • III) Separare le cifre, e perciò anche all’interno di una data per separare i giorni, il mese e l’anno
    Esempio: «Decreto legge 103/09», «Luigi è nato il 15/03/1973».

    L’uso della barra obliqua, però, non è ammesso nel caso in cui, per separare due numeri, si voglia sostituire il costrutto analitico “da… a”: in tale frangente, infatti, torna nuovamente utile il trattino breve (ad esempio: «La gara si svolgerà nel periodo 25-30 Agosto»).


Abitualmente, la barra obliqua non richiede che venga lasciato dello spazio né prima né dopo di essa.



Fonti:
1) C. Iandolo, “Parole in moto”, tomo II “Fonetica”, Napoli 1994, pp. 203 e segg.
2) https://www.treccani.it/enciclopedia/sb ... aliana%29/
3) https://accademiadellacrusca.it/it/cons ... zioni/1734
4) https://www.scriptablog.com/come-usare- ... tri-segni/
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Raffaele2012
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POST 8.1
  • Nell’ambito della comunicazione cartacea delle Feste Patronali Meridionali, spicca un uso assolutamente errato delle barre oblique ogni volta che occorre indicare una fascia temporale, alle cui estremità sono posti i momenti di inizio e di conclusione di un appuntamento o di un’intera kermesse festaiola.
Da un punto di vista grammaticale, per l’esattezza, se ne nota un impiego scorretto in tutte le occasioni in cui, allo scopo di evitare il ricorso alla congiunzione “e” oppure a costrutti analitici come “da… a” o “di… e”, viene trascurato il piú logico ricorso al trattino breve (-).

Ecco, al riguardo un primo esempio negativo.

Alcamo (TP), festa di Maria ss. dei Miracoli, manifesto 2018, parte superiore

Immagine
Nell’episodio specifico piú che l’indicazione di un intervallo di tempo sembra essere stata messa nero su bianco una frazione matematica: 16/21, cioè “16 fratto 21” (vedasi la freccia rossa).

Di conseguenza, s’afferma che sarebbe stato decisamente saggio sostituire la barra obliqua con il trattino breve (senza interspazio, ovviamente) e scrivere: «16-21 Giugno 2018». In cotal guisa, la sostituzione con il costrutto analitico “dal 16 al 21 Giugno 2018” sarebbe riuscita felicemente.



Segue un secondo esempio negativo, il quale, a differenza del precedente, si contraddistingue per la presenza di una barra obliqua circondata da dello spazio vuoto.

Statte (TA), festa della Madonna del ss. Rosario, opuscolo 2019, programma civile, 5 Ottobre

Immagine
Anche in questo caso (come evidenziano una freccia e un cerchietto in azzurro) l’impiego della barra obliqua è risultato scorretto, visto che occorreva indicare semplicemente una fascia temporale (dalle 15.30 alle 19.00) durante la quale avrebbe avuto luogo un evento sportivo.

Senza ulteriori inutili dilungamenti, s’osserva che l’incaricato di redigere all’epoca il programma della kermesse pugliese avrebbe dovuto ricorrere al trattino breve in modo da rimpiazzare efficacemente il costrutto analitico “dalle… alle”; cioè egli avrebbe dovuto scrivere: «ore 15.30-19.00».
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POST 8.2
  • In secondo luogo, emerge un uso infelice delle barre oblique ogni volta che sia necessario effettuare un’elencazione, specialmente se riferita all’orario di inizio di piú eventi simili nell’arco di una stessa giornata.
Esempi negativi.

Catania, circoscrizione Ognina, festa della Madonna di Ognina, manifesto 2016, 4 Settembre

Immagine
Terme Vigliatore (ME), festa di s. Maria delle Grazie, manifesto 2015, 15 Settembre

Immagine
Nel caso del supporto cartaceo di Ognina, appare un elenco degli orari delle Messe mattutine che risulta contraddistinto da un errato impiego di due barre oblique, prive dello spazio attorno ad esse (sottolineatura in rosso).

In riferimento al manifesto di Terme Vigliatore, l’elencazione degli orari delle Messe mattutine è stata erroneamente effettuata mediante tre barre oblique aventi dello spazio vuoto attorno ad esse (doppia sottolineatura in verde).

Ciò che accomuna i due episodi, per l’esattezza, è stato il ricorso (sbagliato) alle barre oblique per puntualizzare gli orari di inizio delle celebrazioni eucaristiche, senza che emergesse tra quest’ultime alcuna correlazione temporale.

In breve, l’uso scorretto delle barre oblique poteva essere scongiurato, con un poco di buona volontà, già attraverso la sola apposizione della virgola (,) dopo ciascun orario, come viene mostrato appresso.

Per Ognina 2016:
<< Ore 08.30, 10.00, 12.00: Celebrazioni Eucaristiche. >>.

Per Terme Vigliatore 2015:
<< Ore 07.30, 08.30, 09.30, 11.00: Celebrazioni Eucaristiche. >>.
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POST 8.3

Ciò che consegue all’utilizzo inappropriato della barra obliqua è la creazione di un testo dove codesto segno ideografico sembra essere stato calato dall’alto, senza alcuna razionale ragione.
Specie nella successione di numeri (vedasi gli esempi negativi del POST 8.2) il rischio è quello di assistere alla creazione di una sorta di compito di matematica, caratterizzato dalla presenza costante di numeri frazionari.

Occorre invece capire che qualsiasi segno ideografico è parte integrante di un elaborato scritto e può contribuire in maniera decisiva (al pari delle classiche “parole” e dei segni di punteggiatura, come il punto e la virgola) al recepimento delle informazioni da parte di chicchessia.

L’auspicio, dunque, è che la stesura del testo del programma cartaceo festaiolo sia sempre affidata a persone capaci di evitare un ricorso dissennato alle barre oblique e ad altri segni dello stesso genere.

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POST 7 ‒ “L’USO” E “IL NON USO” A CASACCIO DEI SEGNI DI PUNTEGGIATURA

La posizione numero sette della Classifica dei 12 Errori Grammaticali piú evidenti permette di considerare la cattiva gestione della punteggiatura, la quale, in genere, già emerge con una superficiale lettura dei supporti cartacei contenenti i programmi delle kermesse patronali del Sud Italia.

Come qualsiasi altro testo scritto di questo Pianeta, infatti, l’annuncio cartaceo di un programma di una festa patronale non può prescindere da una corretta gestione dei relativi segni. Eppure triste esperienza insegna, appunto, come gli scriventi (o chi per essi) tendano a prendersi con assurda facilità una certa licenza poetica.

La Grammatica Italiana definisce “punteggiatura” quell’insieme di simboli grafici convenzionali usati all’interno della comunicazione scritta. Essi, in particolar modo, conferiscono “tonalità” ed “espressione” al testo favorendone la comprensione.

Va quindi ricordato che i principali segni di punteggiatura sono:
  • il punto fermo ( . )
  • la virgola ( , )
  • il punto e virgola ( ; )
  • i due punti ( : )
  • il punto esclamativo ( ! )
  • il punto interrogativo ( ? )
  • i puntini di sospensione ( ... ).

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POST 7.1

Nell’ambito della comunicazione cartacea dei programmi festaioli emergono di frequente tre tipi di errata gestione della punteggiatura.

  • In primo luogo, si distinguono manifesti, volantini, pieghevoli e opuscoli in cui la punteggiatura è messa nel posto sbagliato, cioè viene usata lí dove non serve a nulla.
Lungo questo versante, uno dei casi piú evidenti è l’errato posizionamento della virgola (,) fra il soggetto e il suo verbo, se situati l’uno accanto all’altro all’interno della frase.

Per virgola (,) s’intende quel segno di punteggiatura che concede a qualsiasi lettore una “pausa breve per rifiatare”. Al riguardo, però, esiste una fondamentale regola grammaticale la quale stabilisce che mai può essere utilizzata la virgola se, all’interno di una frase, il soggetto e il verbo sono l’uno accanto all’altro.

A ruota va quindi rapidamente precisato che per soggetto si suole indicare, secondo una definizione assai diffusa, “l’entità” che fa un’azione o che la subisce; mentre per verbo si allude al “fatto in sé”.

Segue ora la pubblicazione di un negativo esempio.

Turi (BA), festa di s. Oronzo v. e m., manifesto 2008, sezione delle manifestazioni civili

Immagine
Nello specifico, si è innanzi a una frase all’interno della quale appare dapprima il soggetto “vie” (cerchietto verde) e poi il verbo “saranno addobbate” (sottolineatura in rosa scuro)
Per l’esattezza, il soggetto “vie” subisce l’azione di ‘essere addobbata’ da una serie di archi luminosi.
Infine, a cavallo del soggetto e del verbo, si nota, sciaguratamente, la presenza della virgola (freccia rossa).

In linea generale, si sostiene che il posizionamento errato della punteggiatura ha il demerito di rallentare, frammentare e rendere addirittura incomprensibile la lettura di un programma di Festa Patronale Meridionale da parte di qualsiasi persona.

Tornando al riportato esempio pugliese del 2008, si afferma che, fermo restando le parole impiegate dallo scrivente dell’epoca, per evitare il tipo di strafalcione grammaticale suevidenziato sarebbe bastato semplicemente eliminare la virgola a cavallo delle parole “paese” e “saranno”, come qui sotto chiarito:

<< Alcune vie del paese saranno addobbate dalla Ditta Domenico Paciello da Monopoli (BA). >>.
Ultima modifica di Raffaele2012 il domenica 24 dicembre 2023, 15:47, modificato 1 volta in totale.

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POST 7.2
  • In secondo luogo, si distinguono manifesti, volantini, pieghevoli e opuscoli in cui la punteggiatura è inspiegabilmente assente laddove invece servirebbe.
Segue un negativo esempio.

Raiano (AQ), festa dei ss. Antonio abate e Venanzio m.re, manifesto 2012, programma religioso, 20 Maggio

Immagine
Nel caso specifico, sono mancati almeno due segni di punteggiatura, come fa notare l’impiego di due frecce: una azzurra e l’altra arancione.

Si sostiene che in corrispondenza della freccia azzurra avrebbe potuto trovare impiego un punto fermo (.) oppure un punto e virgola (;) in modo da separare visivamente due distinte celebrazioni liturgiche: la S. Messa e la susseguente processione (con annessa benedizione).
Si afferma poi che lí dove appare la freccia arancione l’annuncio avrebbe dovuto essere necessariamente concluso con il punto fermo (.).

In linea generale, s’afferma che l’assenza di qualsivoglia forma di punteggiatura può complicare la trasmissione delle informazioni festaiole.

Tornando al riportato esempio abruzzese, insomma, si pensa che all’epoca sarebbe bastato posizionare appena un punto fermo (.) ‒ o, al limite, un punto e virgola (;) ‒ fra i due avvenimenti liturgici in modo da accelerare la comprensione del testo da parte di chicchessia:

<< Ore 18.00: Santa Messa. A seguire, processione dell’Ascensione e benedizione dei campi in piazza Aia Grande. >>.

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POST 7.3
  • In terzo e ultimo luogo, si distinguono dei supporti cartacei all’interno dei quali il punto fermo, la virgola, il punto e virgola, i due punti, il punto esclamativo, il punto interrogativo e i puntini di sospensione sono sciaguratamente preceduti da uno spazio vuoto.
Segue un negativo esempio.

Bronte (CT), festa di san Biagio v. e m., manifesto 2022, 25 Gennaio

Immagine
La freccetta azzurra impiegata nell’immagine mostra come all’interno del programma cartaceo della kermesse di Bronte del 2022 sia stato lasciato proprio dello spazio vuoto prima dei due punti.

In linea generale, invece, si rammenta che è la Grammatica Italiana a statuire il divieto assoluto di lasciare uno spazio del genere.

Tornando a considerare il caso catanese, dunque, si afferma che sarebbe stato indubbiamente corretto agire come appresso dimostrato:
<< (…) 25 GENNAIO: GIORNATA DEGLI AMMALATI >>.

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POST 6 ‒ LA ‘TORTURA’ SUBITA DELLE PAROLE CHE FINISCONO CON UNA VOCALE DOTATA OBBLIGATORIAMENTE DELL’ACCENTO GRAFICO

La posizione numero sei della Classifica dei 12 Errori Grammaticali piú evidenti consente di riflettere sulla cattiva usanza di ‘torturare’ quelle parole che terminano con una vocale dotata obbligatoriamente dell’accento grafico.


In linea generale ‒ ed escludendo ogni considerazione collegata alla “Fonetica” ‒ è necessario ricordare che la Lingua Italiana riconosce come VOCALI le lettere A, E, I, O, U.

L’ACCENTO GRAFICO, invece, è quel segno utilizzato sopra le vocali al fine di conferirle maggiore risalto. I piú diffusi sono l’accento acuto (´) che serve, appunto, per acutizzare il suono, e l’accento grave (`) che invece serve per appesantirlo.

Esempi di parole che hanno la vocale finale dotata obbligatoriamente dell’accento acuto sono: perché, benché, poiché; quelli di parole aventi la vocale finale con accento grave sono: caffè, cioè.



Nell’ambito della comunicazione cartacea dei programmi delle Feste Patronali Meridionali emergono soprattutto quattro tipi di ERRORI per le parole che finiscono con una vocale dotata obbligatoriamente dell’accento:
  • quando viene equivocamente messo l’accento grafico acuto anziché quello grave;
  • quando viene equivocamente messo l’accento grafico grave anziché quello acuto;
  • quando manca qualsiasi forma di accento grafico;
  • quando l’accento grafico è sciaguratamente confuso con l’apice singolo di chiusura.

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POST 6.1
  • Un primo tipo di errore assai diffuso consiste nel posizionamento sulla vocale di fine parola dell’accento grafico acuto, anziché quello grave.


Seguono due negativi esempi.

Bernalda (MT), festa di s. Bernardino da Siena, opuscolo 2013, Giovedí 22 Agosto

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Caria fraz. di Drapia (VV), festa di Maria ss. del Carmelo, manifesto 2013, 16 Luglio

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In entrambi i riportati esempi appare sempre lo stesso errore: sulla vocale A di fine parola viene equivocamente messo l’accento acuto (´) anziché quello grave (`).

Difatti si scrive CITTÀ e giammai CITTÁ; si scrive Solennità e giammai Solennitá.



P.S. Per l’esempio di Bernalda 2013, va pure precisato che andrebbe scritto “NOICÀTTARO” e giammai “NOICATTARO”, vista la necessità di non far leggere la parola in modo errato.
Per verificare la validità di quanto qui scritto a margine, si rimanda al banner situato in alto nella home page del sito istituzionale della località barese: http://www.comune.noicattaro.bari.it/se ... epage.aspx

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POST 6.2
  • Un secondo tipo di errore assai radicato consiste nell’utilizzo sulla vocale di fine parola dell’accento grafico grave, anziché quello acuto.
Segue un trittico di esempi negativi.

Coreno Ausonio (FR), festa di s. Margherita, manifesto 2012

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Valverde (CT), festa della Madonna di Valverde, manifesto 2008, 29 Agosto

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Montorio al Vomano (TE), festa di s. Rocco e della Madonna del Ponte, manifesto 2012

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In ciascuno dei riportati esempi compare il medesimo errore: su tutte le vocali di fine parola è equivocamente messo l’accento grave (`) anziché quello acuto (´).

Difatti si scrive Virtú e giammai Virtù.
Difatti si scrive Gesú e giammai Gesù.
Difatti si scrive Giovedí e Venerdí; mentre è sbagliatissimo scrivere Giovedì e Venerdì.
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POST 6.3
  • Un terzo errore riscontrato tante volte attiene all’assenza di qualsiasi genere di accento grafico obbligatorio sulla vocale che conclude una parola.
Seguono tre esempi negativi.

San Cipriano d’Aversa (CE), festa dei ss. Cipriano e Giustina, manifesto 2011

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Marineo (PA), festa di s. Ciro, manifesto 2009, 20 e 21 Luglio

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Sant’Arpino (CE), festa di s. Elpidio vescovo, opuscolo 2005, Domenica 17 Luglio

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In tutti i soprastanti esempi negativi v’è, appunto, lo stesso errore: la mancanza assoluta di accenti grafici obbligatori. Nel caso di Marineo 2009 compaiono addirittura delle “i” con il normale puntini sopra.

In breve, occorre rammentare che si scrive GIOVEDÍ e VENERDÍ; giammai GIOVEDI e VENERDI.
Inoltre, bisogna tenere sempre a mente che si scrive Giovedí e Venerdí; giammai Giovedi e Venerdi.
Infine, s’osserva l’esigenza di scrivere città e giammai citta.


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