Urbanistica Città di Parete (Ce) a cura di Raffaele2012

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POST 1 – MUTAMENTI DEL TERRITORIO COMUNALE DI PARETE (CE). OGGETTO E SCOPO DELLA PRESENTE RIFLESSIONE

Salve a tutti. Desidero ora condividere con tutti gli amici utenti una mia (si spera interessante) riflessione avente per oggetto i mutamenti del territorio comunale di PARETE, sito a cavallo delle provincie di Caserta e Napoli.

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Tale riflessione consta di tre parti.

Nella prima è anzitutto effettuato un breve resoconto storico dei mutamenti avvenuti nel territorio di Parete dalla fine del Settecento (POST dal 5 al 10). Successivamente, l’attenzione è riservata all’inopportuno processo di ‘consumo di suolo’ attraverso la costruzione di stabili ‒ a scopo speculativo e non speculativo ‒ e di infrastrutture manifestatosi sostanzialmente nel tenimento comunale (alla pari di tanti altri siti a nord di Napoli) a partire dagli anni Novanta del XX secolo (POST dall’11 al 12.18).

Nella seconda parte della trattazione (dal POST 13) sono approfonditi alcuni aspetti legati all’inopportuno processo di ‘consumo del suolo’ sia rispetto alla situazione attuale (continua espansione dell’edilizia residenziale, localizzazione disinvolta dei servizi, del commercio e di talune attività artigianali) sia in relazione a ipotizzate evoluzioni future (area oppure aree PIP a ovest del paese; parco agricolo; collettore fognario in corrispondenza dell’alveo Spierto; nuova arteria di collegamento a sud della c.d. Strada degli Americani e parallela a quest’ultima).

Nella terza parte (dal POST 23) si centra il vero scopo che ha spinto il sottoscritto a esprimersi colla corrente riflessione, ossia un’elencazione di proposte volte a rilanciare Parete come entità fisica, come centro di vera produzione economica e come patrimonio immateriale riconoscibile dagli altri.

Infine, in allegato alla riflessione (dal POST 60), come esempio principe di "patrimonio immateriale paretano", sono citati il culto e la kermesse patronale di Maria ss. della Rotonda. In particolare, viene evidenziato il rischio di anacronismo di entrambi in rapporto agli inopportuni possibili mutamenti del territorio locale.
Alla comprensibilissima perplessità dell’eventuale lettore innanzi a questo ulteriore approfondimento, si vuole ribattere che, almeno per il Sud Italia, non è mai esistita Festa Patronale che non abbia rappresentato, in un modo o nell’altro, un’espressione “spirituale” del rapporto quotidiano fra l’uomo e il territorio in cui abitava.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 10:38, modificato 13 volte in totale.

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POST 2 – TERRITORIO COMUNALE DI PARETE (CE) – PRESUPPOSTO ISPIRATORE

Il presupposto alla base dell’approfondito ragionamento esposto dal sottoscritto in queste pagine web risulta dato dalla constatazione che a Parete (e in tutta la zona a nord di Napoli) sembra imporsi oramai definitivamente un “moderno” rapporto Uomo-Territorio caratterizzato sempre meno da un uso continuo e ripetuto nel tempo della risorsa suolo allo stadio ‘vergine’, cosí come invece è avvenuto fin da antiche epoche soprattutto nell’ambito delle locali e centralissime attività agrarie.
Ultima modifica di Raffaele2012 il martedì 6 gennaio 2015, 18:05, modificato 1 volta in totale.

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POST 3 – TERRITORIO COMUNALE DI PARETE (CE) – Fonti bibliografiche

Ogni esposizione testuale di tipo didascalica (come il sottoscritto ritiene che sia la corrente) spinge a precisare le proprie fonti bibliografiche. Quelle relative ai mutamenti del territorio comunale di Parete sono di seguito elencate:

1) Gaetano Corrado – "Parete. Ricerche storiche e cenni descrittivi" – Aversa 1912
2) Leopoldo Santagata – "Parete" – Parete 1981
3) Maurizio Cante – "Il Palazzo Ducale di Parete. La storia, le vicende, i personaggi... Il futuro" – Napoli 1997
4) Pasquale Torellini – “Sapori di nostalgia” – Parete 2002
5) Marilena D’Angiolella e Raffaele Dell’Aversana – “Terra di Parete” – Lusciano 2012.

Di volta in volta, invece, saranno precisate le fonti direttamente riconducibili ad una pagina web.

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POST 4 – DUE IMPORTANTI CHIARIMENTI

Questo mio prolungato intervento sul territorio di Parete è rivolto unicamente alle persone di buona volontà, ossia a coloro che, serenamente e obiettivamente, vorranno cimentarsi nella lettura dei vari post e, magari, confrontarsi sulle tematiche evidenziate di volta in volta.

In secondo luogo, si chiarisce che il sottoscritto esporrà i propri ragionamenti sulla base delle conoscenze che possiede in partenza e in virtú delle fonti bibliografiche e informatiche alle quali è riuscito ad accedere. Dunque non vi è alcuna pretesa di esaustività né di perfezione, ma una voglia di intervenire su un determinato argomento nel pieno rispetto di tutti.
Ultima modifica di Raffaele2012 il mercoledì 8 aprile 2015, 19:14, modificato 5 volte in totale.

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POST 5 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). Cenni storici. Introduzione

Si comincia ad entrare nel vivo delle riflessioni concernenti i mutamenti del territorio comunale di Parete evidenziando anzitutto l’inopportuno processo di ‘consumo del suolo’, a scopo speculativo e non speculativo, venuto a galla dagli anni Novanta del XX secolo.

Come annunciato, però, si preferisce effettuare un preliminare e rapido resoconto dei mutamenti avvenuti nella terra di Parete per dare al lettore un’idea di ‘continuità temporale’ rispetto a quanto successivamente evidenziato.

Da notare come, per ciascuna epoca rilevata, saranno dati cenni delle variazioni urbanistiche propriamente intese provando nel contempo a fornire pure qualche informazione di natura economica e sociale.
Ultima modifica di Raffaele2012 il martedì 28 luglio 2015, 14:34, modificato 4 volte in totale.

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POST 6 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). Cenni storici. Tra la fine del Settecento e gli anni Trenta dell’Ottocento

Verso la fine del Settecento, Parete di certo appariva agli occhi di ogni persona che vi transitava come un piccolissimo paese popolato da circa duemila individui.

Le strade principali del centro abitato corrispondevano allora alle attuali vie Umberto I e Roma, al Capo di Aversa (adesso via Garibaldi) e al Capo di Napoli (oggi primo tratto di via Vittorio Emanuele II). Qualche altro caseggiato era inoltre presente nell’area dell’odierna via Cavour (I tratto e in parte del II) fino al Largo della Croce (parte iniziale di via G. B. Basile), nella Starza (porzione dell’attuale via Cirillo) e nell’incompleta Piazza Nova (via Magenta).

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I contatti fra Parete e l’esterno erano assicurati da diverse arterie.
Innanzitutto, per andare a nord e a nord est, dopo aver superato il Capo di Aversa, era necessario imboccare l'attuale via Ventignano (dal nome del remoto villaggio che un tempo già assai lontano le sorgeva attorno). Giunti poi al quadrivio di “Santa Caterina”, si svoltava a sinistra entrando nell’antica strada conducente al vicino paese di Trentola. Per completezza di informazioni va poi segnalato che, una volta arrivati in quell’abitato e girato ulteriormente a destra, si attraversava il piccolo borgo di Ducenta fino ad approdare ad Aversa.
Sempre nel tentativo di essere quanto piú esaustivi possibili, occorre riferire brevemente dell’esistenza di due percorsi alternativi che, richiedendo parimenti il transito lungo l’antica strada per Trentola, permettevano comunque di arrivare Aversa. Il primo prevedeva che non si entrasse nell’abitato trentolese, ma che ci si fermasse poco fuori, svoltando verso occidente in direzione di Lusciano e, quindi, della città normanna. Il secondo, invece, prevedeva, qualche decina di metri oltre i confini di Parete, di seguire un’ulteriore deviazione diretta subito verso Lusciano e, in ultimo, nella località fondata da Rainulfo Drengot.

Per andare a mezzogiorno, v’erano due strade che partivano dal Capo di Napoli: la via adesso denominata Vicinale Torre (verso sud est, in direzione dell’attuale Giugliano in Campania) e la Cesa (verso sud ovest, in direzione dell’odierno quartiere giuglianese di Casacelle).

Per spostarsi verso occidente, veniva utilizzata la via che partiva dal Largo della Croce (oggi primo tratto di via G.B. Basile) e che, all’altezza dell’incrocio della “Madonnella”, immetteva nella strada Cupa, lunga circa un paio di chilometri.
A tal riguardo, va poi precisato come, a cominciare da qualche anno dopo (a inizio Ottocento, per l’esattezza), la Cupa avrebbe consentito di confluire direttamente nella strada Qualiano-Villa Literno, voluta dal sovrano Ferdinando I di Borbone nell’ambito di un’azione di ammodernamento delle direttrici da Napoli verso la parte interna del suo regno.

A queste strade vanno anche aggiunte altre, spesso dei semplici sentieri campestri, ma non per questo meno utili su scala locale.
A settentrione, la strada diretta a Trentola era attraversata da ciò che rimaneva della Via Antiqua, di origine addirittura osca (http://www.iststudiatell.org/atella/..% ... ersano.pdf), la quale proseguiva verso ponente lambendo il perduto abitato di Centore.
Dal Capo di Aversa, sempre andando verso occidente, vi era poi il tracciato della strada Cedrale, la quale immetteva nell’altra via che sfiorava il perduto villaggio di Santa Maria (di cui resta la chiesetta dedicata solo in epoche recenti a Maria ss. della Rotonda, patrona di Parete).

A ovest di Parete, lo stesso incrocio della “Madonnella” conosceva altre due ramificazioni: una verso nord ovest, nella citata via che menava all’ex villaggio di Santa Maria, e l’altra verso sud ovest, in direzione dell’odierna via Castagnola.
Dopo circa mezzo chilometro dall’esservi entrati, la medesima Cupa aveva un’altra deviazione che, in un atto amministrativo di inizio Ottocento sarà presentata come “Serpi e Cancelliere”.
Da riportare come l’arteria che conduceva al villaggio di Santa Maria e la “Serpi” volgessero entrambe verso ciò che rimaneva della citata via Antiqua, nei pressi dell’altrettanto menzionato villaggio remoto di Centore.

Citazione a sé stante merita la Vicinale Vecchia (oggi via Vicinale Vecchia), a est dell’abitato di Parete, che metteva in contatto il quadrivio di Santa Caterina con l’estrema propaggine sud del Capo di Napoli.

A sud di Parete, vi era la Cupa Cesa, la quale si staccava dalla Cesa e in cui immettevano la Cupa Rosolina (con inizio dal Largo della Croce) e la citata via Castagnola. Infine, dopo aver attraversato la campagna per un buon chilometro, la Cupa Cesa immetteva in un’altra arteria conducente allo scomparso villaggio di Casacugnano.

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Per quanto concerne le attività economiche, va osservato come Parete traesse essenziale sostentamento dalle attività agricole. Ciò malgrado, la feracità naturale dei suoi suoli non costituiva il fulcro di un ampio benessere materiale collettivo. Anzi, le famiglie contadine (il “modello aziendale” prevalente su scala locale) erano talmente assillate dalla ricerca di soluzioni per sbarcare il lunario da ricorrere, alternativamente oppure in contemporanea, alla coltivazione del proprio fazzoletto di terra (laddove ne erano proprietarie), a prestazioni giornaliere su fondi altrui e alla sottoscrizione di contratti d’affitto, con quest’ultimi occasione di ulteriore preoccupazione a causa delle periodiche scadenze.

In quest’ottica, pur peculiarizzando assai il paesaggio, si spiegava anche la medesima promiscuità colturale, perseguita nella speranza di compensare con un prodotto le scarse rese di un altro. In ciascun appezzamento, in particolare, trovavano posto coltivazioni cerealicole (indispensabili per la produzione di pane), orticole, arboricole (pesco, melo, albicocco…), della canapa e dell’uva Asprina, le cui viti maritate ai pioppi sorgevano quasi sempre ai bordi dei campi, secondo uno schema di “ottimizzazione” volto a lasciare al centro la crescita dei seminativi di terra.

I motivi per cui la generosità naturale dei terreni paretani non si traducesse in un ampio benessere materiale collettivo erano diversi. Fra essi, comunque, spiccavano la scarsità di capitali (abbondava, ad esempio, la presenza di “vaticali” che mettevano a disposizione semi, salvo poi pretendere una percentuale dei raccolti), l’utilizzo di tecnologie premoderne sia in fatto di strumentazione (vanga, zappa, pennato detto “ronciglio”, coltellaccio per la potatura, e falce mietitrice detta “serrecchia”) sia di fertilizzazione (ricorso allo scarto animale o al sovescio dei legumi o perfino ai rifiuti), e, soprattutto, un basso coinvolgimento dei grandi possidenti (originari non solo di Parete, ma pure di Aversa e perfino di Napoli), i quali al rischio d’impresa preferivano appena la cessione in affitto di quote spesso infinitesimali di terra in cambio dell’estaglio, a cui l’affittuario doveva corrispondere con quote del raccolto.

Rispetto ad una realtà produttiva del genere, la realizzazione di ciò che oggi verrebbe definito “surplus di raccolto” non costituiva un obiettivo facile da raggiungere, anche perché agli anzidetti fattori occorrevano aggiungere conflitti, epidemie, carestie e cattive condizioni climatiche in grado di compromettere irreparabilmente un’intera annata. Ciò malgrado, era possibile che l’eventuale parte di raccolto non direttamente utile a sfamare la famiglia contadina e/o non oggetto di trattenute da parte del grande possidente fondiario (in virtú dell’affitto) e/o non sottoposta alle mire del “vaticale” di turno fosse avviata verso i vicini mercati delle città di Aversa e di Napoli dove erano venduti.
A tale riguardo, volendo allargare brevemente lo sguardo, si nota come Parete risultasse inserito in un contesto di casali sparsi e di piccoli paesi che erano sorti assai vicini fra loro e che erano tutti dediti alle attività dei campi fino a costituire un’unica e preziosa ‘riserva di cibo’ proprio per la città partenopea, allora capitale di un vasto regno meridionale.

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Tornando a Parete, va sottolineato come la fine degli anni Trenta dell’Ottocento segnassero un primo importante mutamento nella fruizione del locale territorio, vista la decisione degli amministratori comunali dell’epoca di portare a termine la costruzione del cimitero a ovest del paese, lungo la strada che dal Cedrale conduceva al citato villaggio scomparso di Santa Maria. A riguardo, infatti, non si può non evidenziare come tale ubicazione abbia finito per incidere sull’espansione dell’abitato prevalentemente nella parte orientale nei periodi immediatamente a seguire.

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POST 6.1 – Alcuni precisazioni sull’antica toponomastica

Nel precedente messaggio sono stati menzionati alcuni antichi toponimi di Parete che, pur avendo eventualmente suscitato una certa divertita curiosità, possono sembrare di oscuro significato per i lettori e che, quindi, necessitano di precisazioni.

“Starza” è una parola di origine medievale (starcia) molto diffusa in Campania. Sta per ‘terreno da seminare’ oppure per ‘fattoria’ (http://asmvpiedimonte.altervista.org/Ci ... icola.html).

“Cesa” è un termine risalente all’epoca greco-romana che può rimandare sia ad una ‘zona disboscata’ sia ad una ‘siepe divisoria’ (http://asmvpiedimonte.altervista.org/Ci ... icola.html). Tuttavia, considerando la specifica stradina, potrebbe addirsi maggiormente il secondo vocabolo vista l’utilità (come verrà meglio mostrato in seguito) a separare Parete dalla vicina Giugliano in Campania (NA).

“Cupa”, vocabolo assai presente nel Napoletano, può indicare genericamente una strada stretta e oscurata dalla vegetazione (http://www.laputa.it/denominazioni-urba ... generiche/).

“Vicinale” è una parola ancora oggi presente nei dizionari e vuole indicare una strada campestre su cui s’affacciano diversi suoli agricoli.

Le informazioni in possesso del sottoscritto non gli permettono, allo stato attuale, di comprendere in maniera univoca il perché del toponimo “Serpi”. “Cancelliere”, invece, si spiega col fatto che nel tratto meridionale della strada in questione v'era un terreno denominato in tal modo.

“Madonnella” era il nome dato all’incrocio nei pressi del quale sorgeva un’edicola votiva, a sua volta realizzata negli immediati paraggi della chiesa di Santa Maria di Mater Domini, della quale, già alla fine del Cinquecento, non restava in piedi che qualche pietra.

“Capo”, se fosse confermato il significato etimologico di “principale, guida” (http://www.etimo.it/?term=capo), doveva indicare proprio il rango di ‘strada principale’. In particolare, la specificazione delle città di Aversa e di Napoli poteva servire per esaltare il loro valore di ideale collegamento con tali centri.

“Piazza”, nello specifico contesto paretano, poteva indicare anche qualsiasi strada ove poteva radunarsi la gente. L’aggettivo “nova” precisava la sua recente origine, come peraltro si evince dalla lettura del passato post.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 10:44, modificato 4 volte in totale.

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POST 7 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). Cenni storici. Dal 1860 agli anni Dieci del XX secolo

In merito al centro abitato, per avere un buon ragguaglio della situazione in questa fase, occorre partire da un rilevamento catastale dell’ultimo decennio del diciannovesimo secolo. Esso, peraltro, fornisce pure delle ulteriori e preziose indicazioni circa l’impianto preesistente, indubbiamente contrassegnato da vicoli ciechi, a volte brevi e a volte lunghi, che confluiscono nelle vie piú o meno principali del paese.
Passando al dunque, va segnalato come proprio il periodo oggetto del corrente messaggio non sia stato portatore di significative espansioni, le quali, anzi, sono rimaste essenzialmente circoscritte al completamento dell’attuale via Magenta e alla costruzione del tratto iniziale dell’odierna via Vittorio Veneto. Ciò può essere molto probabilmente spiegato e con una situazione pressoché stabile a livello demografico (2.500 individui secondo il censimento del 1901) e coll’opposizione dei locali proprietari terrieri, interessati comprensibilmente a non vedere ridotti i margini dei loro guadagni o, financo, della loro rendita in seguito ad un’eccessiva sottrazione di suoli.

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A differenza di quanto appena riportato per il centro abitato, durante la medesima fascia di tempo era la comunicazione verso l’esterno a conoscere delle novità di maggiore rilievo.
Innanzitutto, come provano altre mappe, a nord ovest di Parete, appena fuori il caseggiato veniva realizzata una nuova strada che conduceva al cimitero e che scorreva in parallelo all’antecedente prolungamento dell’arteria Cedrale.

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Nella zona nord est di Parete, poi, veniva costruita una nuova strada che conduceva alla vicina Trentola (1866), comune capoluogo di mandamento e, perciò, sede zonale di riferimento sia amministrativo sia giudiziario.
Dal centro del paese, per immettersi immediatamente in tale novella arteria occorreva, in particolare, attraversare due piccoli ponti: uno che, se esistesse ancora oggi, si situerebbe all’incrocio delle vie Marconi e Forno; l’altro, detto di Santa Caterina, che, se esistesse ancora oggi, sorgerebbe nell’intersezione delle vie Marconi e Ventignano.
Specifica conseguenza di codesto mutamento, che contribuiva ad accelerare i contatti con la stessa Trentola, e poi con Ducenta, Lusciano ed Aversa, era la progressiva decadenza della via piú antica che le stava esattamente accanto, sul lato che volgeva a occidente.

Nella sezione sud est del paese, intanto, la nuova strada per la vicina cittadina di Giugliano in Campania (1878) determinava un calo d’importanza di alcuni vetusti assi viari che partivano da Largo Croce e da Capo di Napoli, ma, nel contempo, offriva l’occasione di arrivare in maniera relativamente piú rapida proprio nel capoluogo campano, nonché nelle località piú adiacenti a quest’ultimo.

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Per quanto concerne le attività economiche, bisogna evidenziare come l’annessione di tutto il Meridione al Regno d’Italia, determinando una certa revisione al ribasso del protezionismo commerciale di epoca borbonica, avesse offerto la possibilità di ulteriori approdi nazionali e internazionali per la locale produzione agricola, al cui settore restava ancorata parte assai ampia della popolazione di Parete. Ciò malgrado, l’occasione veniva a vanificarsi a causa della permanenza di fattori limitanti come la scarsità dell’accesso al credito e a una migliore tecnologia, nonché dell’atteggiamento distaccato dei grossi possidenti fondiari della zona.
Emblema di ciò era quanto avveniva ai raccolti d’uva Asprina dell’intera area circostante il paese i quali non mancavano di essere oggetto di incetta a prezzi stracciati da parte di mercanti che s’aggiravano per case e campagne su incarico di grandi aziende estere.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 10:58, modificato 4 volte in totale.

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POST 8 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). Cenni storici. Dagli anni Venti fino al 1945

In questo lasso di tempo, come si evince dalla seguente immagine, avvengono altri mutamenti nella parte prettamente urbana del territorio comunale di Parete.

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Dallo spazio antistante la chiesa di San Pietro Apostolo sorgeva ora via Matteo Basile che, attraversando letteralmente il cortile e il frutteto del Palazzo Ducale sopravvissuti fino a lí, arrivava fino a via Vittorio Veneto. Parallela alla nuova arteria, poi, su parte del medesimo frutteto, emergeva la futura via Scipione l’Africano.

Ma era sempre sul piano della viabilità verso l’esterno, tuttavia, che avvenivano i cambiamenti piú importanti poiché destinati ad incidere sullo sviluppo della parte abitata del paese nel secondo dopoguerra.

Agli anni Venti risaliva anzitutto la costruzione della strada Parete-Tre Ponti che, correndo parallelamente a sud della strada rurale Cupa e confluendo direttamente nella Qualiano-Villa Literno (sita oltre i confini comunali), offriva l’interessante prospettiva di velocizzare i contatti con tutta la vasta piana a ponente del paese, con vantaggio soprattutto dei contadini che vi dovevano giungere ogni giorno.
A tale evento, molto probabilmente, vanno collegate pure le costruzioni dei ponti detti di ‘Canzarriello’ (soprastante la Cupa Rosolina) e di ‘Bassotto’ (presso l’incrocio con l’attuale via Castagnola).

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Da notare, in particolare, come la Parete-Tre Ponti confluisse nella Qualiano-Villa Literno qualche metro a nord dell’uscita precedente della Cupa, in un punto maggiormente al riparo dall’alveo naturale di Casacugnano, cosa che è divenuta di maggiore utilità in epoche recenti, quando l’urbanizzazione incontrollata nei paraggi ha cominciato a favorire episodi veri e propri di straripamento del canale.

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Agli anni del Secondo Conflitto Mondiale, invece, è da ricondurre la costruzione della c.d. Strada degli Americani, destinata ad attraversare i territori di Aversa, Lusciano, Parete e Giugliano in Campania (sfiorando quello di Trentola) fino a confluire nella summenzionata Qualiano-Villa Literno.

Scrivere su quest’arteria è piú complesso di quanto possa apparire. La sua genesi, difatti, ha ragioni puramente militari, risultando essa il frutto di un apposito intervento delle Forze Alleate, desiderose soltanto di creare un asse di collegamento a cavallo delle direttrici Capua-Napoli e Qualiano-Villa Literno. In quest’ottica, anzi, buon senso avrebbe dovuto spingere gli amministratori dell’epoca dei comuni interessati a farla letteralmente sparire dopo il 1945, visto che tutti i tenimenti da loro gestiti già usufruivano da tempo di strade che menavano a ovest e che, soprattutto, nessuno a quell’epoca possedeva una sfera di vetro in modo da predire le successive espansioni urbane, come ad esempio, quella verso mezzogiorno della città di Aversa.

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Osservando lo stato dei fatti al 1945 nella posizione di Parete, in particolare, è pacifico affermare che i vantaggi per la comunicazione extrapaesana erano praticamente inesistenti.
In primis, già esistevano i contatti con Trentola e Aversa, i piú vicini centri di riferimento zonale. Per l’esattezza, prendendo a confronto il chilometraggio della c.d. Strada degli Americani e del percorso Parete/via Marconi-Trentola-Ducenta-Aversa/piazza Mercato (quest’ultima presa a riferimento in quanto cuore del centro storico di codesta città) emerge come la nuova arteria non accorciasse le distanze, ma anzi le allungasse: 5,34 km contro 3,9 km (perlomeno stando al software Google Earth).

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A questo punto, chiunque potrebbe almeno provare a ipotizzare come la c.d. Strada degli Americani almeno facilitasse i contatti con Napoli. Invece, mettendo a confronto il chilometraggio del percorso Parete/via Marconi-Strada degli Americani-tratto dell’antica strada Capua/Napoli fino a Secondigliano/via Vittorio Emanuele III (già nel 1945 soltanto quartiere dell’antica Partenope) con quello preesistente Parete-Giugliano-c.so Campano-“colonne di Melito” fino a Secondigliano si può comprendere come neppure stavolta il tragitto novello non comportasse un taglio delle distanze, bensí un incremento, seppure lieve: 12,300 km contro 11,800 km (perlomeno stando al software Google Earth).

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Insomma, specie nell’ottica di Parete, va ribadito come la c.d. Strada degli Americani avrebbe dovuto costituire solo un ricordo storico e null’altro. E invece, messe le armi a tacere, tale arteria rimane tranquillamente al proprio posto.
Volendola fare breve, in particolare, il sessantennio susseguente il Secondo Conflitto Mondiale segnerà un sostanziale ‘assorbimento del colpo’ rappresentato dalla Strada la quale, anzi, acquisterà l’importante ruolo di comunicazione di rilevanza sovracomunale per il relativo spicchio di hinterland nord partenopeo, seppure recando progressivamente i negativi segni (appesantimento del traffico veicolare e peggioramento della vivibilità pei residenti) di un'urbanizzazione pressoché incontrollata lungo i suoi lati e nei suoi paraggi.
Ultima modifica di Raffaele2012 il mercoledì 19 agosto 2015, 14:36, modificato 14 volte in totale.

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POST 9 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). Cenni storici. Anni Cinquanta, Sessanta e Settanta

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La soprastante immagine mostra il mutamento relativo al territorio di Parete durante gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta culminato anzitutto in una crescita abnorme della parte propriamente urbana del paese.

Su questa crescita, che si traduceva in una costante occupazione di ampi spazi fino a quel punto agricoli, incidevano diversi fattori.
In primis, una continua ascesa demografica (da 4.826 abitanti nel 1951 a quasi ottomila alla fine degli anni Settanta), favorita dal miglioramento delle condizioni igieniche.
In secundis, grazie anche all’aiuto di una piú capillare scolarizzazione, la legittima voglia di individuare lavori meno faticosi (?) e/o meglio retribuiti di quello dell’agricoltore che, in un modo o nell’altro, finiva per ripercuotersi a livello territoriale: difatti, pure Parete cominciava a registrare un numero maggiore di commercianti (specie al dettaglio), di artigiani di vario tipo, di muratori e affini, di impiegati pubblici, di liberi professionisti di ogni genere.
In tertiis, un benessere materiale relativamente piú diffuso rispetto al passato che, assieme ad una contestuale evoluzione dei gusti e dei consumi, spingeva tante famiglie ad abbandonare le precedenti dimore (specie se fatiscenti) a e costruirne ex novo delle altre.
Soprattutto, però, l’impressione è che pure nel caso di Parete (al pari di altre parti a nord di Napoli) sembravano verificarsi episodi di coltivatori i quali sceglievano (?????) di spostare in modo apparentemente inspiegabile le proprie attività nelle zone di Capua e di Sessa Aurunca, laddove era altrettanto ben rinomata la fertilità dei terreni dell’hinterland circostante Parete.

In particolare, la crescita abnorme della parte propriamente urbana veniva a consolidarsi anzitutto nella porzione piú orientale del territorio comunale, lungo l’asse verticale rappresentato dalle vie Marconi e Vittorio Emanuele II.

Nell’area nord orientale del paese, avveniva la costruzione di numerose case lungo il segmento paretano della c.d. Strada degli Americani (in seguito ufficialmente chiamata via D’Acquisto, nel primo tratto, e strada provinciale 33 Aversa-Qualiano-Villa Literno, nel secondo) e lungo la parte di via Marconi in estrema contiguità colla vicina superficie comunale di Trentola Ducenta (CE).

Sempre nella zona nord orientale del paese, e sempre lungo via Marconi, erano destinati a sorgere i rioni Marco Polo e Silvio Pellico, i quali determinavano di fatto l’innalzamento del livello dell’odierna via Ventignano favorendo la sparizione del cosiddetto Ponte di Santa Caterina tramite un cospicuo interramento.

All’incrocio delle vie Marconi e Forno, un altro considerevole movimento terra incideva sulla scomparsa del ponte che qui sorgeva consentendo sia un’ulteriore erezione di stabili nel citato rione Pellico sia la contemporanea definizione, da ponente, dell’attuale via Buozzi.

Nella parte sud orientale di Parete, una massiccia edificazione portava, nel giro di pochissimi anni, alla nascita dell’attuale piazza del Popolo, di un iniziale caseggiato circostante il secondo tratto di via Vittorio Emanuele II (strada verso Giugliano) e del rione Di Vittorio.

Tuttavia, in questo stesso periodo, l’attività edilizia interessava anche altre aree del territorio comunale fino a dare l’impressione di un vero e proprio andamento tentacolare.
A partire dal centro storico, infatti, nuovi appartamenti erano innalzati nel prolungamento settentrionale di via 25 Aprile (fino alla fine del Secondo Conflitto Mondiale, quest’ultima era soltanto un vicolo cieco a cui si accedeva dallo slargo antistante la chiesa San Pietro Ap.), nell’area di via Cedrale, nel rione Cirillo e nell’odierna via I Maggio (alle spalle del primo tratto di via Vittorio Veneto).
Oltre il ponte di ‘Canzarriello’, poi, s’assisteva, a destra e sinistra di chi passava, alla costruzione dell’intero popoloso quartiere di via della Repubblica accompagnato dall’interramento anche del c.d. ponte di ‘Bassotto’.

Malgrado abbia usato l’aggettivo abnorme per qualificare la crescita urbana di questo trentennio, il sottoscritto non intende riferirsi ad essa in termini solo negativi, anche perché costituiva cosa improba ‘mettere sotto al tappeto’ fattori come la crescita demografica e i mutamenti socio-economici. A conti fatti, però, non può essere taciuto come suddetta espansione urbana abbia portato pure a degli sviluppi assai inopportuni, anche a causa di un ruolo di guida non esercitato fino in fondo dalle amministrazioni comunali dell’epoca.
Da un lato, infatti, si registrava una costruzione di edifici che provocavano letteralmente la scomparsa visiva dei primissimi segmenti dell’antica strada per Trentola (nei paraggi della chiesetta di Santa Caterina), dell’odierna via Vicinale Vecchia (che confluiva nel vetusto quadrivio di Santa Caterina) e dell’attuale via Vicinale Torre (che partiva da quella che oggi si chiama piazza del Popolo). Dall’altro lato, invece, la realizzazione di altri insediamenti sul lato orientale del tratto della Strada degli Americani ricadente nel tenimento di Parete comportava il vero e proprio ‘intombamento’ di una parte dell’alveo Spierto, attività che, pian piano, sarebbe sciaguratamente proseguita fino ai nostri giorni.
Conseguenza negativa di simili episodi era un’alterazione della percezione collettiva del locale territorio che, forse, continua a farsi sentire tutt’ora specie a carico delle giovani generazioni. Va poi precisato come l’avvio di un processo di ‘intombamento’ relativo a una porzione dell’alveo Spierto rappresentasse un non indispensabile contributo alla compromissione dell’assetto idrogeologico locale e zonale, cosa peraltro verificatasi in tutto l’hinterland a nord di Napoli.

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Il fortissimo ‒ spesso incontrollato e a tratti perfino inopportuno ‒ processo di edificazione di questi anni non implicava, comunque, una totale cancellazione della campagna all’interno della quale, invece, si manifestavano ora dei reali mutamenti rispetto al passato. In particolare, lo stabile utilizzo di mezzi meccanici (camion, trattori, ecc.) e applicati chimici, favorito altresí dalla nascita di qualche gruppo cooperativo contraddistinto dalla condivisione delle spese comuni agli iscritti, consentiva un aumento delle rese unitarie (e quindi dei guadagni medi), mentre l’esigenza di intercettare una rinnovata domanda alimentare (a livello locale e non) determinava nel contempo una progressiva contrazione delle coltivazioni cerealicole e l’ulteriore affermazione dei prodotti orticoli, del melo e del pesco.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 11:23, modificato 4 volte in totale.

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POST 10 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). Cenni storici. Anni Ottanta

Nel corso degli anni Ottanta, il territorio comunale di Parete conosceva diversi cambiamenti. Di essi, alcuni erano senz’altro positivi, data, ad esempio, l’utilità emergente sul piano della viabilità oppure dell’assecondamento dei nuovi gusti in fatto di tempo libero. Qualcun altro, invece, già appariva sotto una tinta relativamente piú fosca.

Circa le novità in buona sostanza positive o comunque semplicemente innocue, spiccavano anzitutto i lavori per la realizzazione della nuova sede municipale, per il campo sportivo e per l’allargamento del cimitero comunale. Ciò malgrado quelle realmente di rilievo erano soprattutto due: la strada della Circumvallazione e la vasca per la raccolta dell’acqua irrigua gestita dall’Ente di Bonifica del Basso Volturno.

La Circumvallazione (collegante la p.le 33 Aversa-Qualiano-Villa Literno e la p.le Parete-Tre Ponti) aveva il merito di consentire un prezioso e rapidissimo aggiramento del centro abitato sia per i provenienti da settentrione sia per chi arrivava da meridione.

A sua volta, la vasca per la raccolta delle acque irrigue (che, peraltro, sorgeva nei pressi della Circumvallazione) diveniva di grande utilità agli agricoltori operanti in loco durante la calura estiva.
Poiché collegate alle attività facenti capo al menzionato Ente, a partire da questi anni si poteva altresí notare la presenza di due nuove strade asfaltate, rispettivamente a nord e a sud del serbatoio: una che transitava nei paraggi del cimitero; l’altra che scorreva in modo parallelo a ovest dell’odierna via Castagnola (segmento sud).

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Circa i mutamenti poco felici o peggio ancora negativi, era possibile sostenere come gli anni Ottanta fossero pure quelli durante i quali la crescita della parte abitata di Parete cominciava a mostrare segni all’apparenza contraddittori, ora riconducibili al pur comprensibile (e financo lodevole, a tratti) desiderio di limitarsi alla porzione orientale del comune e ora quasi ispirati da una sorta di ‘volontà inarrestabile’ che favoriva delle ulteriori impermeabilizzazioni fondiarie.

In primo luogo, va citata la realizzazione di stabili nell’area di via Fellini che aveva come difetto quella di coinvolgere una sezione poco estesa e soprattutto letteralmente attaccata ai confini colla vicina città di Giugliano in Campania.

In secondo luogo, va ricordato il caseggiato nell’area di via Siani che, gravitando sul secondo tratto di via Vittorio Emanuele II, cominciava a contribuire ad un appesantimento del transito veicolare lungo un’arteria ancora di rilevanza sovracomunale, visto che metteva in contatto con la suddetta Giugliano.

Tuttavia era specialmente la costruzione dal nulla di alcuni palazzi nell’area c.d. 167 a gettare le premesse per quel deleterio consumo di suolo ‘vergine’ che sarebbe proseguito in maniera forte nel decennio seguente. Infatti, si trattava di una zona in cui occorreva partire da zero, vista la sua posizione relativamente isolata rispetto al resto della parte urbana del paese.

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Nelle campagne paretane, frattanto, non era soltanto il cimento irriguo a farsi sentire, ma anche la definitiva ascesa di una diversa coltivazione: la fragola. Per diversi mesi l’anno, allora, ecco che il paesaggio paretano iniziava a essere contrassegnato dall’allestimento di apposite serre le quali, però, non costituivano soltanto un contributo all’intensificazione ulteriore dell’attività agricola, ma financo un vero e proprio problema di inquinamento ambientale, data l’usanza dei coltivatori locali di incendiare i teloni in plastica dopo il raccolto primaverile.

In chiusura di messaggio, va poi segnalato come pure lo stesso corpo sociale paretano continuasse a conoscere delle mutazioni, contrassegnate in particolar modo dalla quella “diversificazione” delle mansioni lavorative cominciata nel secondo dopoguerra e che vedeva un’ascesa costante del numero di addetti al commercio (in primis, al minuto), di liberi professionisti, di impiegati pubblici e privati, di membri dei corpi di polizia e delle forze armate.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 11:30, modificato 6 volte in totale.


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