Urbanistica Città di Parete (Ce) a cura di Raffaele2012

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POST 16 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). RIFLESSIONE SULL’INOPPORTUNITÀ DELLA LOCALIZZAZIONE DISINVOLTA DEI SERVIZI E DEL COMMERCIO i quali, peraltro, sono generalmente estranei al concetto di economia

Ogni diversificazione delle attività umane spinge naturalmente ad un maggiore consumo del suolo "vergine".

Si ponga il caso iniziale di due contadini confinanti che arino i rispettivi terreni. S’ammetta, per ipotesi, che uno di essi ottenga l’autorizzazione per costruire sulla propria parte un negozio di scarpe o un ristorante o una discoteca. Diventa quindi conseguente che la presenza di un nuovo servizio o di un nuovo commercio genera un’erosione di spazi.

Per Parete, i casi di inopportuna localizzazione di attività commerciali e di servizi tocca picchi considerevoli lungo la Circumvallazione, nella zona di via della Repubblica per il tratto ad ovest dell’incrocio con via Castagnola, nella zona della provinciale Tre Ponti, lungo la provinciale 33 Aversa-Qualiano-Villa Literno e (mai in modo relativamente piú ridotto) nell’area circostante via Giorgio Amendola (I tratto) e via Follerau.
Inoltre, non va trascurata l’infelice presenza di attività extragricole, lungo strade che stanno progressivamente perdendo il loro storico profilo rurale, ossia via Cupa e via Vicinale della Rotonda.


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Oltre all’erosione del suolo, va ricordato come un’ubicazione disinvolta dei servizi e del commercio incide in negativo sulla viabilità e sulla vivibilità locale e perfino zonale, considerato il continuo andirivieni quotidiano di clienti lungo alcune delle citate strade che restano di indubbia rilevanza sovracomunale (Circumvallazione, Repubblica-Tre Ponti, strada p.le 33).

Riflettendo nuovamente in linea generale, occorre sottolineare che anche i settori dei servizi e del commercio sono estranei al concetto di “economia” esposto dal sottoscritto nei POST 15.2 e 15.2.1.

Ad esempio, chi vende una scarpa (commercio) non la produce; quindi chi soddisfa il bisogno di calzare è la fabbrica all’origine. Chi consegna a domicilio un televisore (servizio) non produce quest’ultimo; quindi chi premia la voglia di tv è il fabbricante all’origine. La stessa attività scolastica, peraltro, resta semplicemente un servizio perché mirata alla trasmissione di conoscenza (storia, geografia, arte…) e non alla sua creazione.

In quest’ottica, poi, ha poco rilievo il fatto che commercio e servizi possano svolgersi all’interno dei medesimi luoghi per un periodo di tempo potenzialmente illimitato.

Servizio e commercio, caso mai non fosse chiaro, sono due settori che non producono ricchezza in sé, ma che si limitano a trasferire flussi di moneta (mezzo di interscambio) da un soggetto all’altro. Punto e basta.


P.S. Si precisa che la ‘bocciatura’ per le aree paretane qui individuate non è in toto, data l’indubbia rilevanza dimensionale o l’importanza pubblica di alcune attività presenti. Tuttavia per avere ragguagli sul ‘salvifico scarto’ del sottoscritto, ogni utente è rimandato alla terza parte della corrente trattazione che parte dal POST 23.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 17:03, modificato 4 volte in totale.

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POST 17 – AREA (O AREE) PIP A PARETE: IL DOVERE DI AGIRE CON ENORME PONDERATEZZA CIRCA UN EVENTUALE POSIZIONAMENTO NEL TERRITORIO COMUNALE E COMUNQUE L’ASSOLUTA INOPPORTUNITÀ DI PROCEDERE CON UNA LOCALIZZAZIONE NELLA PARTE OCCIDENTALE. Cenni introduttivi. Particolare riferimento alla zona omogenea D1 del vigente PRG di Parete

L’articolo 27 della Legge n. 865 del 1971 (http://www.sicet.it/pages/urbanistica/l ... 865-71.htm) dà ai Comuni la facoltà di individuare al loro interno delle aree da destinare ad “insediamento produttivo”, intendendo per esse la concentrazione di impianti di carattere industriale, artigianale, commerciale e turistico.

Tenendo altresí conto della possibilità di dare spazio anche alla localizzazione di servizi e perfino di segmenti lavorativi dell’onnipresente comparto edilizio, è ipotizzabile che le zone P.I.P. di un singolo paese possono rappresentare tutto e il contrario di tutto. Occorre quindi ‘complimentarsi’ di cuore con il legislatore per questo ennesimo ‘capolavoro’ di certezza del diritto.

Pure Parete dovrebbero essere prima o poi interessata dal “fenomeno P.I.P”. Difatti, il vigente Piano Regolatore Generale, tra l’altro, individua un esteso insediamento produttivo (zona omogenea D1 “industriale”) nella parte ovest del territorio comunale, lungo la provinciale 33, esattamente ai confini con Giugliano in Campania e Trentola Ducenta .

In merito all’area in questione si desidera effettuare un rapidissimo sunto.

Qualche annetto fa (durante il sindacato Verrengia II) venne approvato un Piano di Insediamento Produttivo per il quale venne anche pubblicato un bando di selezione. Era stata progettata, in particolare, una suddivisione della zona omogenea D1 in 33 lotti, ognuno avente un’estensione media di 2.191 metri quadri e un prezzo indicativo medio pari a 155.997,66 euro comprensivo degli oneri di urbanizzazione (http://comune.parete.ce.it/index.php?action=index&p=262). Nel complesso, considerando il correlato adeguamento infrastrutturale (3 nuove strade e il probabilissimo allargamento di carreggiata per gli estremi tratti settentrionali di via Vicinale della Rotonda e della strada rurale “Serpi e Cancelliere”) e la creazione di taluni spazi per i servizi, la zona P.I.P. avrebbe dovuto coprire una superficie di 100.000 metri quadri (giornale La Parete, numero 0, anno 0, gennaio 2010, pag. 2 ‒ http://issuu.com/laparete/docs/numerozero_05_web).

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La prima immagine postata, in particolare, mostra altre due cose. Anzitutto, che la parte nord del progettato distretto sarebbe sorta direttamente a ridosso di un alveo naturale, il quale poteva potenzialmente creare problemi in caso di forti precipitazioni. Inoltre, che tale distretto sarebbe stato realizzato poco a ponente pure della cappella di Maria ss. della Rotonda (manco 400 metri in linea d’aria calcolati col software Google Earth), con buona pace dell’antica quietudine campestre ancora faticosamente evocata da quest’ultima.
Nell’uno e nell’altro caso non trattavasi di dettagli di poco conto. L’alveo naturale, infatti, originandosi a ridosso del cimitero di Parete è parte integrante di un sistema di canali che prosegue verso ponente per diversi chilometri fino a confluire nel Lago Patria, a breve distanza dal Mar Tirreno. Circa il contrasto percettivo fra la serenità evocata dalla cappella e l'eventuale P.I.P., invece, il sottoscritto rimanda all’ultimissima parte della presente trattazione (dal POST 60), in cui viene accennato al contrasto fra l’odierno rapporto Uomo-Territorio e l’ideale di ciclicità trasudante dalla locale ricorrenza patronale.

Coll’elezione dell’attuale sindaco Vitale (2011), il processo di realizzazione dell’area P.I.P. lungo la provinciale 33 (il cui avvio pareva addirittura imminente) ha subito un brusco arresto suscitando una serie di polemiche che, per evitare di annoiare il lettore, si desidera non richiamare affatto. Ciò malgrado, una generale voglia di P.I.P. non sembra essere tramontata se è vero che ne risulta annunciata la presenza pure all’interno del prossimo Piano Urbanistico Comunale paretano (http://www.casertafocus.net/caserta/ind ... Itemid=109).


P.S. Malgrado nei messaggi immediatamente (e nel resto della presente trattazione), il sottoscritto riconosca, in fondo, seppure a precisissime condizioni, una certa possibilità di localizzazione PIP nel territorio comunale paretano, il sottoscritto ne approfitta per sostenere, anche a costo di apparire impopolare e perfino bizzarro agli occhi dei lettori, l’anacronismo della Legge n. 865 del 1971 proprio per quanto concerne i PIP. Difatti, la possibilità di demandare ai Comuni la creazione di apposite aree di insediamento produttivo poteva sembrare maggiormente funzionale in un contesto italiano come quello di oltre quaranta di anni fa, dove effettivamente v’era il bisogno di estendere a livello locale un numero maggiore di alternative occupazionali all’agricoltura. Nella situazione odierna, invece, la strabordante terziarizzazione lavorativa, il continuo sviluppo tecnologico e l’altrettanto grave pericolo di un indiscriminato consumo di suolo "vergine" nelle varie località dovrebbero saggiamente consigliare una strategia di ubicazione di carattere prettamente sovralocale (provinciale e/o regionale, ad esempio) in modo da concentrare le imprese fino a stimolarne il contatto reciproco e la crescita dimensionale.
Ultima modifica di Raffaele2012 il mercoledì 19 agosto 2015, 13:04, modificato 9 volte in totale.

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Raffaele2012
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POST 17.1 – Brevi considerazioni sulla grandissima difficoltà nel dare al territorio di Parete una significativa svolta economica di tipo artigianale e/o industriale

Una seria localizzazione di unità artigianali e manifatturiere – indipendentemente dalla loro dimensione – ha necessariamente bisogno di vaste aree situate lontano dai centri abitati e/o nell’imminenza di grandi vie di comunicazione (autostrade, scali merci ferroviari, porti, aeroporti…) onde favorire una concentrazione di imprese in grado di abbattere i costi di trasporto e di avviare delle possibili sinergie fra loro, nonché addirittura di fondersi in realtà piú grandi per dare l’assalto ai mercati nazionali e internazionali.

Nel caso di Parete, però, ciò sembra mancare vistosamente.

In primis, a causa dell’esiguità della superficie comunale (estesa appena 5,7 kmq) e per l’altissima densità abitativa (11.322 abitanti all’1-1-2014).
Ad esempio, la vicina città di Giugliano, pur dichiarando 120.157 abitanti all’1-1-2014 (http://demo.istat.it/pop2014/index.html), conta ben 94 kmq di tenimento complessivo e una vera e propria ASI (zona industriale) distante circa 6,5 chilometri in linea d’aria (calcolati col software Google Earth) dal centro urbano, ossia piazza Annunziata.

In secundis, l’ipotetico vantaggio di poter contare sulla vicina presenza di strade sopraelevate (Ponti della Valle e c.d. Asse Mediano) risulta essere neutralizzato dalla loro spaventosa trafficabilità e dal fatto di giocare oramai solo un ruolo di supporto per i mega centri commerciali che sorgono a ridosso (Jambo e Auchan) e di appoggio per i pendolari che quotidianamente vanno e vengono dal capoluogo regionale, distante meno di venti chilometri.
Inoltre, va evidenziato come le strade sopraelevate in questione contino appena due corsie per senso di marcia e che ogni lavoro di allargamento risulta difficilissimo, se non impossibile. La Ponti della Valle, ad esempio, spacca letteralmente in due l’abitato di Trentola Ducenta: per averne conferma, basta e avanza già la consultazione di Google Earth.

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Tuttavia, l’inopportunità di aree P.I.P. paretane aventi, in parte o in toto, carattere artigianale/industriale diverrebbe ancora piú evidente nel caso in cui l’approvazione del prossimo PUC ne confermasse la possibilità di localizzazione anche lungo la provinciale 33. Difatti vi sarebbe da considerare la sostanziale impossibilità di un allargamento verso due direzioni su quattro: non verso nord a causa della giurisdizione di Trentola Ducenta (CE), che lungo i confini con Parete ha recentemente deliberato solo la presenza di una zona agricola, e non verso ovest a causa della giurisdizione di Giugliano in Campania (NA), che col suo Piano Regolatore Generale vigente individua ancora solo delle aree agricole a mo’ di separazione da Parete. Quindi si potrebbe puntare soltanto verso ovest (direzione cimitero) e mezzodí (direzione via della Repubblica/strada provinciale 109), ma con modalità attualmente inimmaginabili.

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In buona sostanza, l’erezione di un’area P.I.P. paretana con connotati artigianali/industriali potrebbe financo rispondere al tentativo di dare al paese un reale indirizzo economico oltre l’agricoltura, ma ragioni logistiche oggettivamente insormontabili ne rendono assai difficile la caratterizzazione in tal senso.


P.S. Link in cui è consultabile l’intero Piano Urbanistico Comunale di Trentola Ducenta: http://www.bidata.it/trentoladucenta/in ... ive&type=0

Pagina in cui visionare la zonizzazione del tenimento di Giugliano in virtú del suo vigente PRG: http://www.risviel.it/index.php?option= ... &Itemid=12 (Si precisa, però, che occorre acquisire preliminarmente nome utente e password).
Ultima modifica di Raffaele2012 il martedì 18 agosto 2015, 20:44, modificato 5 volte in totale.

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POST 17.2 – L’assoluta inopportunità di localizzare nella parte occidentale di Parete un’area (o piú aree) P.I.P. con caratteristiche in parte o in toto commerciale, di servizi, turistica, di supporto al ramo edilizio

Osservato con franchezza, appare semplicemente eccessiva l’idea di posizionare nella parte occidentale di Parete (cioè a ovest della Circumvallazione e del segmento sud di via Castagnola) una o piú aree PIP a vocazione commerciale e di servizi. Buon senso, infatti, impone di individuare delle soluzioni soltanto interne al centro urbano, non essendovi per nulla l’obbligo di replicare la city londinese o il Centro Direzionale di Napoli.
E, a riguardo delle proposte, il sottoscritto non mancherà di suggerirne nel prosieguo della corrente trattazione.

Per quanto concerne un’area P.I.P. a ovest di Parete aperta, fra l’altro, ad attività edili, va evidenziato come ciò costituirebbe soltanto un vero paradosso per un territorio comunale che di tutto ha bisogno fuorché di affidarsi in via prevalente a questo comparto “antieconomico”.

Infine, si fa oggettivamente molta fatica ad immaginare l’insediamento di una o piú strutture di carattere turistico-alberghiero, visto che Parete non si trova né a 100 metri dalla battigia né in cima al Monte Bianco né lungo una via di comunicazione (come la sopraelevata dei Ponti della Valle) tale da facilitare la presenza, ad esempio, di qualche minuscolo motel.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 17:24, modificato 12 volte in totale.

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POST 17.3 – Un mito da sfatare: qualsiasi area P.I.P. non garantisce mai automaticamente nuovo lavoro per i disoccupati del paese in cui dovrebbe sorgere

Una proposta P.I.P. è spesso accompagnata dalla mirabolante descrizione di scenari futuri dove la disoccupazione locale tenderebbe soltanto a costituire un nefasto ricordo. Ebbene, il sottoscritto desidera cimentarsi anche in questa confutazione.

In primo luogo, va evidenziato che i bandi P.I.P. possono dare facoltà di presentazione dell’istanza d’insediamento pure a quelle imprese già residenti nel comune di turno, ma in zone confliggenti colla normativa urbanistica vigente. Da questo punto di vista, quindi, tutto potrebbe risolversi in un semplice trasferimento senza alcuna assunzione di gente del posto.

In secondo luogo, va sottolineato che i bandi P.I.P. possono dare facoltà di presentazione dell’istanza d’insediamento pure a quelle imprese desiderose di accorparsi se frazionate in diverse sedi. Ciò nonostante, anche in questa ottica, tutto potrebbe consistere in un semplice trasferimento senza alcuna assunzione di gente del posto. A meno che non vi sia un trasloco di migliaia di chilometri o addirittura extracontinentale, eventualità che non capita ovunque né a qualsiasi condizione.

Ma soprattutto anche la facoltà di presentazione dell’istanza d’insediamento conferita ad imprese desiderose di ampliarsi o neocostituite può non necessariamente portare alla creazione di nuovo lavoro per la gente del posto. Difatti non tutte le mansioni di questo Mondo possono essere affidate al primo che passa, ma richiedere una certa formazione e/o un’esperienza precedente. D’altro canto, ad esempio, se le parrucchiere cercano shampiste già rodate perché una falegnameria dovrebbe affidarsi solo a individui che ignorano la differenza fra il pioppo e l’ebano???
Volendo estremizzare, se a Parete s’insediasse un’azienda nucleare in cerca di ingegneri specializzati, è evidente che il numero di assunti locali potrebbe pressoché scendere a zero né sarebbe possibile far assumere colla forza dei compaesani laureati in lettere antiche o degli onesti meccanici.

Circa l’eventualità di costringere le aziende P.I.P. ad assumere manodopera locale, va chiarito che solo la sottoscrizione di uno specifico atto formale in tal senso da parte del titolare di turno potrebbe creargli un vero e proprio vincolo. Tuttavia, rimane altrettanto pacifico sottolineare che forzare eccessivamente in cotali termini l’adesione imprenditoriale potrebbe rivelarsi financo controproducente, cioè far fuggire le aziende anziché farle arrivare, specie quelle di grossa dimensione e/o quelle alla ricerca di personale specializzato non necessariamente presente in loco, come è stato cercato di dimostrare poc’anzi.
Volendo ulteriormente spaccare il capello, una ditta P.I.P. potrebbe financo infischiarsene dell’obbligo formale di assunzione di gente autoctona se fossero previsti a suo danno dei meccanismi ritorsivi semplicemente inconsistenti (ad esempio, multa di appena 100 euro per ogni operaio ‘forestiero’ assunto).

In virtú di quanto appena osservato sopra, insomma, la sola semplice tipica ipotesi di attribuzione di punteggi prevista dai bandi P.I.P. legata a un generico impegno ad arruolare autoctoni può benissimo non tradursi in alcun vantaggio rispetto alla diminuzione della disoccupazione in un paesino. Al massimo riuscirebbe utile alle imprese candidate, le quali salirebbero in graduatoria facendo leva sull’aria… fritta, nonché al Sindaco e all’assessore al ramo, che guadagnerebbero qualche voto in piú gettando… fumo negli occhi.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 17:26, modificato 5 volte in totale.

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POST 17.4 – Un brutto rischio legato alle aree P.I.P.: il trionfo di logiche speculative di carattere infrastrutturale, a stretto giro di posta, e di carattere residenziale nel lungo periodo

Malgrado quanto spesso strombazzato dai sostenitori, le aree P.I.P. possono non rappresentare una salda alternativa economica, bensí un tremendo salto nel buio.

Sgradevolissima, in particolare, è la sensazione che tali opere servano per premiare delle logiche speculative, passanti anzitutto per la cessione dei terreni all’ente locale, nonché attraverso la progettazione e realizzazione dei soli elementi infrastrutturali (rete elettrica, impianto fognario, asfaltatura, segnaletica verticale, e simili).

Inoltre, nel lungo periodo, un ipotizzabile insuccesso di un progetto P.I.P. potrebbe sempre stimolare l’approvazione di piani urbanistici comunali e/o di varianti urbanistiche volte a dare ulteriore suolo per la costruzione di unità abitative, magari sotto la forma di vilette a schiera o case multilivello dotate di qualche segmento verde.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 17:33, modificato 5 volte in totale.

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POST 17.5 – La necessità dell’ente municipale di Parete di puntare su un’eventuale localizzazione P.I.P. unicamente nella parte est del comune

Ad avviso del sottoscritto, la possibilità da parte dell’Amministrazione Comunale di Parete di individuare nel territorio di propria competenza una o piú sezioni prevalentemente non residenziali e non agricole dovrebbe essere anzitutto vagliata con enorme prudenza, dato il pericolo di fare un doppio buco nell’acqua, sia dal punto di vista della mancata svolta economica-occupazionale sia dal punto di vista della concretizzazione di un drammatico consumo di suolo perpetrato solo per assecondare degli obiettivi speculativi.

A riguardo, si desidera riportare alcuni specifici passaggi del paragrafo 8.4.2 della “Relazione A1” del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Caserta (ftp://ftp.provincia.caserta.it/pub/Ptc% ... azione.pdf).
In primo luogo, stando a quanto ognuno può leggere, in Terra di Lavoro risultano programmati o realizzati 58 P.I.P. in 55 comuni per una superficie complessiva stimata di 783 ettari e un ammontare di 1.334 lotti; eppure, di essi sarebbero ancora liberi 548,1 ha e 934 lotti, pari al 70% di entrambi i totali.
In secondo luogo, in collegato alla soprastante constatazione, in coda al medesimo paragrafo (a pagina 204) appare perfino puntualizzato: «Non appare quindi opportuno, allo stato attuale delle conoscenze, procedere all’individuazione di nuovi insediamenti produttivi quanto piuttosto avviare una riflessione attenta sulla effettiva ed efficace utilizzazione delle aree già programmate valutando anche l’ipotesi di un parziale ridimensionamento…».

Di conseguenza, laddove non se ne potesse e/o volesse fare a meno, si auspica in primis che il Municipio di Parete punti su una localizzazione P.I.P. nella sola parte orientale del comune, già finora antropizzata per motivi diversi dalla semina e dal raccolto di derrate alimentari, allo scopo di evitare quella drammatica Conquista del West che innescherebbe delle orribili conseguenze sul piano della viabilità e, soprattutto, della vivibilità locale e zonale. Tenendo tuttavia conto del livello di saturazione raggiunto proprio dalla porzione urbanizzata, si confida altresí in una scelta che interessi sezioni già impermeabilizzate ovvero terreni marginali non ancora trasformati.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 17:35, modificato 10 volte in totale.

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POST 18 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). RIFLESSIONE SULL’INOPPORTUNITÀ DI UN FUTURO C.D. PARCO AGRICOLO

Per la serie “continuiamo a farci del male”, va osservato che, in anni recenti, ha fatto capolino nel dibattito pubblico paretano pure la mirabolante idea di istituire nel territorio comunale un “parco agricolo”. In particolare, stando a quello che il sottoscritto è riuscito a carpire, esso dovrebbe sorgere nella zona extraurbana che resiste (ma chissà per quanto tempo ancora…) a nord ovest del centro abitato.

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Ma perché occorre saggiamente opporsi ad una simile proposta?

Una definizione ‘ecumenica’ pescata da internet aiuta a inquadrare il parco agricolo come “un’area nella quale creare, riscoprire oppure potenziare l’attività primaria al fine di salvaguardare e tutelare il territorio e l’ambiente in esso inserito”.

Tuttavia, una consultazione piú paziente del web, permette di approfondire i connotati di tale “creazione, riscoperta, potenziamento”. In linea generale, infatti, in codesti ‘parchi’ resterebbe pur sempre possibile localizzare anche attività di natura nettamente extragricola: da forme di viabilità interna agli agriturismi, dai maneggi ai parcheggi fino a sezioni destinate agli hobby (come, ad esempio, il footing).

Caso mai non fosse chiaro agli… schiocchini, si precisa con forza che l’agriturismo non è agricoltura, ma mera ricettività; che il maneggio rimanda all’equitazione e giammai all’allevamento; che attività come il footing costituiscono del tempo libero e non una forma di occupazione a tempo indeterminato.

In buona sostanza, se mai divenisse realtà un parco agricolo nel comune di Parete, si potrebbe attivare, fra una variante urbanistica e l’altra, un devastante processo di consumo del suolo vergine basato su asfalto, fognature, marciapiedi, lampioni, ristoranti e, perché no, perfino strutture residenziali ad hoc.

Per quanto possa sembrare strano soprattutto ai testardi, va chiarito che, in linea generale, non esiste attività migliore dell’agricoltura per tutelare fattivamente lo stesso comparto economico e l’integrità di un territorio. Quindi è dovere degli amministratori di ogni livello (locale, regionale e nazionale) attivarsi per creare un serio sostegno financo ricorrendo a misure di natura protezionistica per scoraggiare l’arrivo di derrate estere ed evitare la “fuga dai campi”.
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POST 19 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). RIFLESSIONE SULL’INOPPORTUNITÀ DI REALIZZARE UN COLLETTORE FOGNARIO IN CORRISPONDENZA DELL’ALVEO SPIERTO PER IL TRATTO A CAVALLO DELLE GIURISDIZIONI DI PARETE, LUSCIANO E GIUGLIANO

Altri drammatici scenari legati al consumo di suolo "vergine" potrebbero delinearsi colla realizzazione di un collettore fognario in corrispondenza dell’alveo Spierto: per l’esattezza lungo il tratto a cavallo dei territori comunali di Parete, Lusciano e Giugliano in Campania.

L’alveo Spierto è un canale di scolo naturale che origina nel tenimento di Giugliano in Campania, poco a ridosso della strada che congiunge questa città all’abitato di Parete. Subito dopo, in particolare, funge da confine fra i due citati comuni e quello luscianese, salvo poi continuare a salire verso settentrione per diversi chilometri fino a sfociare nei Regi Lagni, percorso risalente all’età borbonica realizzato a sua volta in corrispondenza dell’antico fiume Clanio.
La seguente immagine mostra l’intero percorso dello Spierto, peraltro inopportunamente interrato in non pochi punti.

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Per il tratto di Spierto oggetto di attenzione del sottoscritto, la situazione attuale, da sud a nord, è questa. Un primo segmento ha la classica forma di un canale di scolo, fortunatamente pulito nel corso del 2014. Un secondo segmento, separato dal precedente da un ammasso di terra che pare messo alla meglio, reca invece la forma di un sentiero rurale, molto probabilmente oggetto di interramento in periodi passati. Un terzo segmento, infine, assume progressivamente la forma di un ‘canalone’ che, svoltando a sinistra, immette nel prolungamento di via Forno.

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I fautori del collettore fognario sostengono che la sua realizzazione potrebbe rimediare con efficacia ai periodici allagamenti stradali al confine fra Parete e Giugliano, all’altezza del c.d. Ponte di Cosimiello, i quali sarebbero dovuti a due ragioni: la costruzione di stabili su terreni siti nei paraggi e ricadenti nel comune giuglianese; l’ultimazione di un tratto fognario che, salendo sempre dalla città partenopea, non avrebbe attualmente alcuno sbocco.
Malgrado ciò il sottoscritto si permette di auspicare vivamente l’accantonamento definitivo di ogni progetto di realizzazione dell’opera che, una volta terminata, potrebbe invece dare una sciagurata accelerazione al processo di edificazione in tutte le zone a ridosso dello Spierto: da Lusciano, da Giugliano in Campania e, ovviamente, da Parete, come conferma la sottostante immagine.

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Insomma, la vivibilità locale e zonale subirebbe un bruttissimo colpo.

Attenzione, però. Con questa rapida riflessione il sottoscritto non vuole fare professione di insensibilità rispetto agli odierni allagamenti stradali fra Parete e Giugliano, ma precisare che, in realtà, esiste un preoccupante e piú vasto disordine idraulico che vede coinvolte tutte le località presenti nell’area che da Marano di Napoli “scende” fino al canale dei Regi Lagni. Tradotto in parole semplici: prima di realizzare un solo collettore fognario di diverse centinaia di metri, sarebbe necessario che ciascun comune (da solo o, meglio ancora, in sede di pianificazione concordata cogli enti locali vicini e/o con le amministrazioni di rango provinciale e/o regionale) procedesse pure ad un significativo riordino urbanistico in modo da ovviare al consumo di suolo "vergine" perpetrato fino ad adesso e, quindi, da circoscrivere in maniera nettissima l’eventuale fabbisogno di infrastrutture di raccolta sotterranea delle acque.
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Raffaele2012
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Messaggio da Raffaele2012 »

POST 20 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). RIFLESSIONE SULL’INOPPORTUNITÀ CHE, IN UN PROSSIMO FUTURO, SIA COSTRUITA UNA NUOVA STRADA PARETE-LUSCIANO-GIUGLIANO LA QUALE SCORREREBBE PARALLELAMENTE A SUD DELLA C.D. STRADA DEGLI AMERICANI

Un’ulteriore potenziale drammatica occasione di consumo di suolo “vergine”, capace di mandare ulteriormente in malora la vivibilità nel comune di Parete, potrebbe derivare dall’ipotizzata costruzione di una nuova arteria parallelamente a sud della c.d. Strada degli Americani.

In via approssimativa, è possibile sostenere che la nuova arteria dovrebbe partire da Parete, da via Di Vittorio per l’esattezza, attraversare la parte meridionale della giurisdizione di Lusciano (CE) e arrivare nella periferia di Giugliano in Campania (NA), in un’area al confine con Aversa (CE).

Immagine


I fautori del progetto evidenziano la necessità di porre rimedio all’appesantimento del traffico veicolare lungo la c.d. Strada degli Americani. Effettivamente, allo stato attuale, tale Strada risulta essere una via di importanza extracomunale a cavallo delle province di Caserta e Napoli dotata di sole due corsie di marcia, ma che, in concreto, viene chiamata a servire un’utenza potenziale di oltre 200.000 persone (quelle che risultano dalla somma dei residenti di Aversa, Lusciano, Parete, Giugliano in Campania e Trentola Ducenta, il cui territorio viene sfiorato nella parte meridionale, nonché dei clienti del c.c. Jambo il quale sorge negli immediati paraggi). Chiunque abita in zona, poi, sa che almeno un paio di volte al giorno l’asse viario rimane in balia di un’interminabile fila di mezzi su uno o addirittura entrambi i sensi di movimento.

Ciò malgrado gli stessi patrocinanti paiono non voler ricordare che l’odierna situazione ha origine da una massiccia ed incontrollata urbanizzazione registrata in tutti i comuni circostanti a partire dal Secondo Dopoguerra la quale, peraltro, mentre viene pubblicato questo messaggio, non mostra nessun segno di arresto.
In quest’ottica già la sola idea di realizzare una novella arteria dovrebbe far accapponare la pelle dal terrore.
In Italia, nel Sud Italia, a maggior ragione in un’area a nord di Napoli già spaventosamente sovraffollata, tradizione e cultura insegnano che ogni nuova strada tende, prima o poi, a far divenire edificabili tutti i terreni circostanti. Quindi, un problema come quello del traffico e della vivibilità nelle zone attraversate dalla Strada degli Americani potrebbe uscire dalla porta e rientrare dal portone perpetrando la oramai barbara usanza di aggiungere altro asfalto e cemento, cemento, cemento.

Immagine
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Messaggio da Raffaele2012 »

:) :) :) :) :)
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Messaggio da Raffaele2012 »

POST 21 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). LA CARICA ANTIECONOMICA, ANTISOCIALE, ILLOGICA E ANTISTORICA DEL CONSUMO DI SUOLO "VERGINE" ATTUALE E POSSIBILE IN FUTURO

In questo messaggio, caso mai non bastasse quanto scritto finora, si prova a evidenziare una volta per tutte la carica antieconomica, antisociale e illogica e del consumo di suolo “vergine” per il paese di Parete. Inoltre, si cerca di accennare rapidamente alla suo carattere antistorico.

Per Parete, il consumo di suolo “vergine” attualmente in corso, nonché ipotizzato per il futuro, è massicciamente antieconomico poiché, tenuta a mente l’estrema difficoltà di una vera localizzazione industriale, toglie spazi all’attività agricola, l’unica che, in loco, può fregiarsi della fondamentale caratteristica di ciclicità, ossia della prerogativa di soddisfare bisogni materiali costanti e ripetuti nel tempo.

Per Parete, il consumo di suolo “vergine” attualmente in corso, nonché ipotizzato per il futuro, ha pure connotati antisociali poiché, non rafforza, ma anzi indebolisce, il relativo tessuto.
A riguardo viene anzitutto da ricordare che la vendita di case, in linea concettuale, e non solo, non ha la vocazione di risolvere un eventuale problema abitativo, ma solo di intercettare una domanda che può rispondere solo a logiche di immobilizzazione di capitali e basta.

Per Parete, il consumo di suolo “vergine” attualmente in corso, nonché ipotizzato per il futuro, ha pure caratteri fortemente illogici poiché favorisce la trasformazione del territorio in una realtà ingestibile, sia in termini di erogazione di servizi di pubblica rilevanza sia in termini di interventi di carattere emergenziale o no, provvisorio o no.
Un’osservazione simile è già stata fatta nel POST 15.1 in riferimento all’inopportunità di una massiccia edificazione a scopo residenziale. Tuttavia nulla impedisce di estendere il ragionamento all’ipotizzata area (o alle ipotizzate aree) P.I.P. se prevista (o previste) a ovest del paese, all’auspicata (da qualcuno) nuova strada Parete-Lusciano-Giugliano, al paventato parco agricolo, a un profilabile collettore fognario in corrispondenza dell’alveo Spierto.

Infine, per Parete, il consumo di suolo “vergine” attualmente in corso, nonché ipotizzato per il futuro, è antistorico poiché la progressiva cancellazione del profilo fisico del paese porta all’eclissamento del suo patrimonio immateriale, fatto di mentalità e di usanze, indispensabile per renderlo riconoscibile dalle realtà immediatamente circostanti.
Circa il “patrimonio immateriale locale”, il sottoscritto ricorda che fa riferimento al culto e alla ricorrenza patronale di Maria ss. della Rotonda a semplice titolo di esempio (a partire dal POST 60).

Per farla in breve, mettendo assieme quanto scritto finora, emerge la minaccia di una scomparsa della stessa idea di una "viva comunità paretana".

La forte erosione degli spazi agrari, e quindi di sezioni veramente sfruttabili in senso “economico”, la messa a repentaglio del tessuto sociale, anche attraverso la diffusa pratica della vendita di appartamenti, una graduale ingestibilità del territorio, per l’incapacità di offrire servizi di rilevanza pubblica, e il pericolo di estinzione del proprio patrimonio paesaggistico e immateriale rappresentano i quattro aspetti di quel pericolo di crescente invivibilità a cui si accennato piú volte finora.
Ad essi, va poi aggiunto l’aumento verticale del traffico veicolare e i collegabili problemi di salute e di stress per i residenti.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 15 agosto 2015, 18:07, modificato 5 volte in totale.


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