Urbanistica Città di Parete (Ce) a cura di Raffaele2012

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POST 48 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). PROPOSTE DEL SOTTOSCRITTO VOLTE A RILANCIARE IL PAESE COME ENTITÀ FISICA, COME CENTRO DI VERA PRODUZIONE ECONOMICA E COME PATRIMONIO IMMATERIALE RICONOSCIBILE DAGLI ALTRI. La promozione dell’attività agricola: l’unica "vera economia" logicamente possibile in loco

Nel ‘lontanissimo’ POST 24 (pagina 6 del corrente topic), è stato osservato che un rilancio di Parete dovrebbe passare sia per il riordino urbanistico sia per la promozione dell’attività agricola (semina e raccolto di derrate) sia per la diffusione di una mentalità comunitaria volta al contenimento delle nascite.

Circa il riordino urbanistico, compatibilmente col suo stato di conoscenze, le fonti bibliografiche e giuridiche effettivamente consultabili e la brevità degli ‘spazi comunicativi’ lasciata dai moderni social network, il sottoscritto ha effettuato una lunga serie di proposte cavallo dei POST 24 e 47.1.3. Di conseguenza, si ritiene oramai giunto il momento di passare al settore primario dell’economia, premettendo soltanto che il numero complessivo di messaggi impiegati sarà stavolta decisamente contenuto.

Dal punto di vista economico, il tenimento comunale di Parete dovrebbe necessariamente avere una prevalente funzione agricola. A suggerirlo non è un banale capriccio del sottoscritto, bensí lo stato oggettivo delle cose: l’esiguità della sua superficie (5,7 kmq), un numero relativamente sproporzionato di abitanti (oltre undicimila), una lontananza da vere infrastrutture di rilievo (autostrade, aeroporti, porti e ferrovie) che impedisce una consistente svolta a favore del piccolo artigianato/industria, il suo inserimento in una zona a cavallo delle province di Caserta e Napoli che ha già raggiunto un livello di urbanizzazione spaventoso.

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In particolare, va ribadito che l’agricoltura, speciale nella sua accezione di “semina” e “raccolto” di derrate, è "economia" nel vero senso della parola perché, attraverso una produzione costante e ripetuta nel tempo, soddisfa un bisogno di alimentazione logicamente quotidiano.
È "vera economia" pure perché verte sull’utilizzo, anch’esso costante e ripetuto nel tempo (ossia potenzialmente illimitato), dei medesimi suoli, cosa che, per caratteristiche intrinseche, non può riguardare, fra l’altro, la tanto sbandierata attività edilizia.


In buona sostanza, in un paese come quello paretano, solo la semina e il raccolto di derrate alimentari generano un autentico flusso di ricchezza e non un semplice trasferimento di denaro (tipico del commercio e dei servizi) o, peggio ancora, un consumo del suolo (edilizia).


P.S. Alla pari di quanto scritto in coda ai POST 15.2 e 15.2.1 (pagina 4 della corrente discussione), si ricorda che dal concetto di “economia” qui ribadito è stato escluso ogni riferimento a produzioni immateriali legate all’arte (ad esempio, all’attività musicale o cinematografica) in modo da agevolare la comprensione altrui.
Ultima modifica di Raffaele2012 il lunedì 17 agosto 2015, 16:54, modificato 5 volte in totale.

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POST 48.1 – Prime possibili direzioni da seguire per promuovere l’attività agricola su scala locale

Se la produzione di derrate agricole alimentari deve essere promossa per rilanciare "economicamente" Parete, diventa vitale che la locale Amministrazione Comunale adotti e/o incoraggi ogni iniziativa possibile a tal fine.

In primo luogo, occorrerebbe mantenere basso nel tempo ogni prelievo di natura fiscale destinato direttamente al Comune e gravitante sui fondi a destinazione agricola (ad esempio, aliquota IMU sui terreni agricoli, aliquota TASI su fabbricati agricoli di uso strumentale, come un deposito di materiale).

In secondo luogo, occorrerebbe promuovere almeno una seria alternativa colturale alla fragola (che si è affermata negli anni nelle campagne paretane) evitando la dipendenza da uno solo prodotto. A riguardo, il sottoscritto ritiene possibile puntare sull’Uva Asprina, il cui vino, storicamente considerato solo nei circuiti locali, potrebbe divenire un volano di vero sviluppo economico perfino per l’intero agro aversano-giuglianese dopo un attento processo di valorizzazione (dalla fase vegetativa a quella prettamente promozionale sui mercati).
Un’alternativa riconducibile alla floricoltura, invece, viene sconsigliata, data la probabilità di repentine oscillazioni di mercato verso il basso a causa del suo essere “no food”.
La presenza di una forte urbanizzazione a cavallo delle province di Napoli e Caserta, inoltre, spinge a non scommettere su forme di allevamento di media e grossa taglia (ovino, suino, bovino, equino) poiché, seppure svolte in stalle con metodi intensivi, tenderebbero a richiedere spazi che, soprattutto oggigiorno, mancano.

In terzo luogo, per garantire un contatto di bambini e ragazzi coll’attività agricola, l’amministrazione comunale di Parete, di concerto coi rappresentanti scolastici locali, potrebbe aprire degli orti botanici negli spazi eventualmente vuoti siti nel perimetro dei plessi.

In quarto luogo, a vantaggio di giovani e adulti, l’amministrazione municipale di Parete, ricorrendo a personale insegnante qualificato o di provata esperienza, potrebbe promuovere dei corsi di apprendimento della pratica agricola per fini occupazionali, malgrado che (va assolutamente ribadito) la “politica del lavoro” non rientri fra le competenze fondamentali dei Comuni, come conferma il comma 27 dell’art. 14 della legge 122/2010 (http://www.bosettiegatti.eu/info/norme/ ... 0_0122.htm).
Ultima modifica di Raffaele2012 il lunedì 17 agosto 2015, 16:57, modificato 2 volte in totale.

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POST 48.2 – Altre due possibili direzioni da seguire per promuovere l’attività agricola in quel di Parete

La citata necessità di un rilancio "economico" dell’agricoltura locale, unita alle altrettanto importantissime esigenze di conferire decoro estetico e assicurare tutela ambientale alle campagne di Parete, potrebbe spingere l’Amministrazione Comunale ad agire anche in altre due direzioni.

Da un lato, ove mai non ne fosse in vigore già uno, potrebbe divenire opportuna l’adozione di un Regolamento di Polizia Rurale. In tale testo, fra l’altro, potrebbe essere stabilito l’obbligo per i proprietari dei fondi in zona agricola di non lasciarli mai del tutto incolti e/o comunque di effettuare una periodica pulizia dalle erbacce e simili.

Dall’altro lato, per ciascun fondo delle zone agricole a est e ovest del paese (vedasi rispettivamente i POST 33 e segg. e 34 e segg. ‒ pagg. 7 e 8 della corrente discussione), il Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale paretano (strumento previsto nella realtà regionale campana assieme al Piano Urbanistico Comunale e alle Norme Tecniche di Attuazione) potrebbe stabilire, fra l’altro:
  • il divieto di ricorrere alla muratura per costruire nuovi annessi o per riparare i preesistenti, onde scongiurare il preliminare posizionamento delle fondazioni e, quindi, un rischio particolare di impermeabilizzazione del suolo;
  • un generale divieto di impermeabilizzazione del suolo (ad esempio, tramite asfalto);
  • il divieto di usare del brecciame edile a terra;
  • l’assoluto divieto di recintare gli appezzamenti con mattoni o con cemento o con pannelli di ogni foggia o con fitta vegetazione, dato il rischio di celare attività incompatibili colla proposta destinazione delle superfici.
Ultima modifica di Raffaele2012 il lunedì 17 agosto 2015, 16:59, modificato 3 volte in totale.

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POST 48.3 – Limitazione temporale dell’uso delle serre in plastica durante l’anno nelle campagne di Parete?

Allo stato attuale, le campagne di Parete sono contrassegnate dalla presenza di serre in plastica per diversi periodi dell’anno. Ciò vale innanzitutto per la coltivazione della fragola, che va per la maggiore a livello locale, ma anche per altri prodotti. Ad esempio, chiunque passeggi lungo le strade rurali durante l’estate ha la possibilità di vedere appezzamenti dove si ricorre ai teloni di tale materiale pure per il ciclo vegetativo dei peperoni e delle melanzane; già a febbraio, poi, in qualche fondo è avviata la raccolta di pesche messe a crescere al coperto.

In particolare, ne deriva l’impressione che l’allestimento di serre in plastica non sia solo collegato a ragioni climatiche, dato il comprensibile scopo di proteggere il raccolto da condizioni metereologiche sfavorevoli di stagione o di fuori stagione (temporali, grandini e cali di temperatura, ad esempio), ma, soprattutto, dall’impellente necessità di escogitare qualche soluzione per anticipare la concorrenza (in primis, estera).

Ciò malgrado, perlomeno a parere del sottoscritto, anche un ricorso nel complesso scoordinato alle coperture può divenire un problema, specie se viene tenuto a mente il dovere di dare ai campi del tenimento paretano sia un aspetto decoroso sia un’efficace tutela ambientale. Di conseguenza, l’Amministrazione Comunale potrebbe ritrovarsi nella situazione di circoscrivere il loro utilizzo a uno specifico periodo dell’anno.

Per l’esattezza, il regolamento di Polizia Rurale (citato pure nel precedente messaggio), potrebbe consentire un ricorso alle serre limitato ad alcuni mesi l’anno (ad esempio, 6 o 7) valevole in contemporanea per tutti i campi rientranti nella giurisdizione locale e, quindi, in misura indipendente dal tipo di prodotto prescelto dal coltivatore di turno.

Uno fra i diversi vantaggi possibili di una simile regolamentazione consisterebbe nel conoscere con un certo anticipo il momento della dismissione dei teloni in plastica che, avvenendo in buona sostanza all’unisono, permetterebbe di offrire assistenza ai contadini circa la pratica dello smaltimento.
Ultima modifica di Raffaele2012 il lunedì 17 agosto 2015, 17:07, modificato 3 volte in totale.

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POST 48.4 – L’impegno degli enti istituzionali di ogni livello per il rilancio dell’attività agricola in realtà come quelle di Parete

Malgrado quanto proposto nei messaggi dal 48.1 al 48.3, il sottoscritto non s’illude di aver offerto rimedi validissimi e perfettissimi circa il rilancio dell’agricoltura, e quindi dell’economia, di Parete. Difatti, a un’azione di promozione (normativa e non) su scala locale ne occorrerebbe un’altra di proporzioni piú vaste a livello regionale e, soprattutto, nazionale.

In particolare, il sottoscritto sostiene che immediati benefici per il settore primario potrebbero derivare dall’adozione di misure di protezionismo commerciale volte al contenimento dell’arrivo di derrate estere (direttamente concorrenti o semplicemente succedanee), in modo da determinare aumenti di prezzo in un’ottica redistributiva a favore delle imprese produttrici. Purtroppo, però, il flagello liberista (CEE in primis) che “imperversa” nelle stanze romane rende difficile una rapida inversione di tendenza a riguardo.

Inoltre, altri vantaggi a stretto giro di posta potrebbero derivare da una correzione della “catena” che dai campi porta al consumatore, onde limitare lo strapotere degli operatori commerciali (specie di quelli legati alla grande distribuzione). Anche in questo caso, tuttavia, la presenza di logiche di natura perfino vessatoria nei confronti delle aziende coltivatrici non induce automaticamente all’ottimismo.

Nonostante ciò, comunque, il sottoscritto non ritiene che si debba obbligatoriamente alzare bandiera bianca. Difatti, a cominciare proprio dagli enti locali, potrebbe delinearsi un’opera di sensibilizzazione capace di arrivare alle piú alte sfere.
Ad esempio, l’esigenza di tutelare la produzione interna col protezionismo commerciale e/o di correggere le distorsioni della catena di distribuzione potrebbe vedere l’Amministrazione Comunale di Parete impegnata in un’opera di coinvolgimento dell’opinione pubblica del posto attraverso l’organizzazione di incontri con esperti del settore primario (coltivatori, agronomi, ecc.) e, nel contempo, intenta a rivolgersi ai referenti istituzionali di livello superiore allo scopo di veder adottati i provvedimenti di volta in volta piú congeniali.

In una realtà territoriale come quella di Parete, storicamente contrassegnata da un’economia ad indirizzo agricolo, gli amministratori locali hanno due alternative: o contribuiscono a risolvere i problemi del comparto primario, specialmente provando ad agire dall’interno, oppure ciarlano di continuo di bassa redditività del lavoro dei campi come se fosse una sciagura irrisolvibile, mentre pianificano inopportuni consumo di suolo “vergine” (dall’ennesima serie di villette a schiera da vendere fino all’insediamento artigianale in piena zona rurale avente il difetto della decontestualizzazione e destinato, quindi, a consumare i propri eventuali effetti positivi come la candela al vento).

Volendosela cavare con un esempio alla buona, è come se a un calciatore che non riuscisse a battere in maniera efficace i tiri di punizione un istruttore imponesse di scegliere fra il sottoporsi a specifici allenamenti oppure all’amputazione di entrambi i piedi.
Ultima modifica di Raffaele2012 il lunedì 17 agosto 2015, 18:23, modificato 5 volte in totale.

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POST 49 – Risposta che necessariamente occorre dare a chi potrebbe equivocare in buonafede e, nel peggiore dei casi, a chi potrebbe provocare in maniera gratuita

A questo punto, qualsiasi lettore dei miei precedenti messaggi sull’ipotesi di un rilancio dell’agricoltura in quel di Parete potrebbe insinuare che il settore primario dovrebbe costituire un oggetto di preoccupazione soltanto per i ‘campagnoli’, in virtú di quel proverbio (assai discutibile, in realtà) il quale stabilisce che “ci deve pensare il Papa se viene giú la Chiesa”.

Ebbene, non meno grossolanamente, anche il sottoscritto potrebbe replicare che l’edilizia deve lasciare pensierosi solo architetti, ingeneri civili e muratori, la scuola solo gl’insegnanti e i bidelli, gli ospedali solo i dottori e le infermiere, eccetera.

Invitando chiunque a dare sfoggio di buon senso e di intelligenza, invece, il sottoscritto sostiene che proprio le vicende agricole devono sempre stare al centro dell’attenzione collettiva (locale, regionale, nazionale) perché tale comparto (a parte le varianti della pesca e dell’allevamento e le alternative riconducibili all’artigianato e all'industria) è l’unico a poter generare un flusso di sostentamento monetario, se non di vera e propria ricchezza, praticamente illimitato nel tempo.

Ciò a maggior ragione deve essere tenuto presente dai Paretani e da tutti coloro che abitano in comuni con un impianto storico-economico di marca agricola.

Come esseri umani e cittadini, soprattutto, occorre sempre avere una visione identitaria e funzionale del territorio locale in quanto tale e un approccio in grado di contestualizzare il ruolo del medesimo singolo tenimento rispetto a realtà geograficamente piú estese (zona circostante, provincia, regione, nazione), evitando interpretazioni soggettive macchiate di opportunismo e di speculazione capaci di generare effetti opposti: invivibilità e impossibilità di radicare iniziative "economiche" vere.

Questo fa la differenza fra la comunità viva e l’anonimo agglomerato-dormitorio di consumatori/clienti!
Ultima modifica di Raffaele2012 il lunedì 17 agosto 2015, 18:27, modificato 2 volte in totale.

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POST 50 – SESTUPLICE VALENZA DELLE DUE ZONE AGRICOLE A ORIENTE E A OCCIDENTE DEL TENIMENTO DI PARETE

Nel contesto territoriale di Parete, le due zone agricole a oriente e a occidente cosí come individuate a suo tempo dal sottoscritto (leggasi o rileggasi, rispettivamente, i POST 33 e segg. e i POST 34 e segg.) possono assolvere una sestuplice valenza.

In primo luogo, va ribadito come le due zone agricole rappresentino l’unico vero “impianto economico” possibile se viene considerata la realtà paretana nel suo complesso. Circa il concetto di “economia” esposto dall'autore, tuttavia, s’invita cortesemente a consultare o riconsultare quanto osservato nei POST 15.2 e 15.2.1 (pagina 4 della corrente discussione) in modo da evitare di ripetere le stesse cose.

In secondo luogo, le due zone agricole di Parete possono contribuire in maniera essenziale a definire il paesaggio locale. “Paesaggio” che va individuato come il frutto dell’interazione fra l’uomo e il contesto naturale circostante in grado di garantire una corretta percezione di vivibilità (con allegato il diritto alla salute fisica e psichica) al primo e l’efficiente funzionalità per il secondo.

Sulla scia di quanto appena scritto sopra, occorre ricordare che, per Parete, le due zone agricole contribuiscono ad individuare con esattezza un territorio circoscritto, il quale rimane il primo indispensabile tassello per ciascuna "identità comunitaria locale".

In quarto luogo, anche le due zone agricole di Parete vanno intese come “ambiente” che, attraverso la presenza di vegetazione e la permeabilità dei campi, contribuisce a garantire su scala locale la continuità microclimatica (protezione dagli aumenti medi delle temperature causati dagli impianti di riscaldamento e dal traffico veicolare) e idrogeologica (ipotetici straripamenti scongiurati in superficie). Non va poi trascurata l’esistenza di una biodiversità del sottosuolo (microrganismi che contribuiscono alla decomposizione del materiale organico), la quale, fra l’altro, agisce in modo tale da consentire al terreno di trattenere l’acqua, elemento fondamentale per un settore come quello agricolo.

In quinto luogo, anche le due zone agricole di Parete, assieme a tantissime altre che in Campania e in Italia sono dotate di grande fertilità, hanno immutata la capacità di contribuire ad allentare il problema occupazionale nel breve, ma soprattutto nel lungo periodo. In linea generale, anzi, è possibile vedere nel comparto primario un prezioso argine all’eccesso di terziarizzazione che, proprio nelle zone come quella a nord di Napoli, raggiunge livelli troppo alti.
A chi accusa il sottoscritto di trattare la questione occupazionale con estrema faciloneria, si replica che uno degli scopi essenziali di qualsiasi governante (ciascuno in virtú delle relative competenze) deve essere in principio quello di offrire al popolo l’esercizio potenzialmente illimitato nel tempo delle ‘abilità’ collegate ai settori veramente “economici” dell’agricoltura, della pesca, dell’allevamento, dell’artigianato e dell’industria, dato che non tutti possono e/o vogliono sfondare con un reality show né arricchirsi in termini prettamente speculativi né svolgere attività impiegatizia o di vigilanza privata né vendere posate e articoli di bigiotteria. A parte questo, si ribadisce di avere usato il verbo “contribuire” e non l’espressione “risolvere totalmente”.

In sesto luogo, anche le due zone agricole di Parete, assieme a tantissime altre che in Campania e in Italia sono dotate di grande fertilità, possono contribuire almeno ad allentare il problema della dipendenza alimentare dall’Estero, a maggior ragione se si tiene conto del dato nazionale di ben sessanta milioni di abitanti, il quale risulta elevatissimo su scala europea, ma anche nell’ambito del c.d. Mondo Sviluppato in cui viene annoverato pure lo Stivale. E ciò ancora ben al di là di pur importanti considerazioni di natura contabile rimandanti a un appesantimento progressivamente incontrollabile della Bilancia Commerciale.
Ultima modifica di Raffaele2012 il lunedì 17 agosto 2015, 19:04, modificato 5 volte in totale.

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POST 51 – Mutamenti del territorio comunale di Parete (CE). PROPOSTE DEL SOTTOSCRITTO VOLTE A RILANCIARE IL PAESE COME ENTITÀ FISICA, COME CENTRO DI VERA PRODUZIONE ECONOMICA E COME PATRIMONIO IMMATERIALE RICONOSCIBILE DAGLI ALTRI. Contenimento delle nascite. Cenni introduttivi

Perlomeno nei termini proposti dal sottoscritto (in primis a cavallo dei POST 24 e 36), il riordino urbanistico interno alla superficie comunale di Parete potrebbe comportare un aumento tendenziale dell’edificabilità in verticale in un’ottica anzitutto residenziale-familiare, nonché implicare una limitazione dell’antropizzazione extragricola alla porzione orientale. Sempre in virtú degli scenari ipotizzati (a cavallo dei POST dal 45 al 47.1.2), poi, ad abitanti e imprese divenuti numericamente in eccesso rispetto a tale riordino non potrebbe restare altro che un trasferimento verso altre zone (in primis, del Casertano) dotate di una maggiore estensione territoriale e/o di una minore densità demografica e/o di un migliore corredo infrastrutturale.

Giunti a questo punto della riflessione, però, va precisato come i summenzionati proponimenti, se anche fossero tradotti in realtà, correrebbero comunque il rischio di rappresentare soltanto dei palliativi. E non soltanto in riferimento a Parete, ma per tutte le realtà comunali italiane.

Ad esempio, l’edificabilità tendenzialmente in verticale per scopi anzitutto residenziali potrebbe avere maggiore senso (già ad uno stadio semplicemente percettivo!) se non si traducesse alla lunga nella potenziale realizzazione di ‘torri di babele’ alte cento e passa piani. Ad esempio, lo spostamento lontano dai confini comunali di abitanti e di imprese locali non potrebbe, molto probabilmente, proseguire all’infinito, dato che il consumo di suolo "vergine" sarebbe indirizzato soltanto verso altre località, reiterando tutte le possibili negative implicazioni a livello idrogeologico, ambientale e sociale.

E allora? Cosa potrebbe fare ancora un qualsiasi ente municipale (incluso quello di Parete) per gestire in maniera piú efficace il problema del consumo di suolo vergine? Come potrebbero contribuire, ciascuna in base alle proprie competenze, le istituzioni sovralocali e, infine, quelle nazionali?

Ebbene, il sottoscritto ritiene che sarebbe possibile unicamente la scelta fra tre alternative.

La prima alternativa vedrebbe gli enti istituzionali di qualsiasi livello infischiarsene assolutamente fino a giungere a una situazione di ingestibilità del territorio e di invivibilità che, magari, potrebbe richiedere tempi, mezzi e denari in grandissima quantità onde rimediare imboccando una via di maggiore sostenibilità.

La seconda alternativa vedrebbe gli enti istituzionali di qualsiasi livello impegnati fin da subito nell’imporre uno stile di vita drasticamente proteso al ribasso. Ad esempio, obbligando la gente a indossare vestiti bucherellati, a calzare scarpe senza suola, ad agire nel quotidiano subendo la riduzione o l’assenza di ogni supporto tecnologico, ad alimentarsi soltanto fino ad una certa soglia di calorie.

La terza alternativa vedrebbe gli enti istituzionali di qualsiasi livello proporre, con atti e fatti, una sorta di sentiero di mezzo, dove le conquiste giuridiche e materiali (ad esempio, diritto allo studio, alla salute, al lavoro, alla famiglia; elaboratori elettronici, automobili…) non sarebbero messe del tutto in discussione, ma diverrebbero oggettivamente accessibili solo per un numero prevedibile di individui. In poche parole, si tratterebbe di propendere per una politica di contenimento delle nascite.
Ultima modifica di Raffaele2012 il lunedì 17 agosto 2015, 19:20, modificato 3 volte in totale.

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POST 51 bis – Doppio presupposto alla base di una necessaria politica di contenimento delle nascite

In coda al precedente messaggio è stato scritto che gli enti istituzionali di ogni livello potrebbero molto probabilmente trovarsi nella necessità di imboccare la via politica del contenimento delle nascite, la quale troverebbe fondamento in una duplice constatazione:

1) piú persone vi sono e piú il suolo (assieme a tutte le altre risorse naturali) viene sottoposto a logiche di consumo, a maggior ragione in quelle realtà nazionali (inclusa l’Italia) dove l’approccio al territorio dà l’impressione di seguire in prevalenza una logica di tipo speculativa (piú sfruttamento, piú vendita, piú profitto, ma solo a vantaggio di fasce ristrette di personaggi);

2) piú persone scelgono legittimamente lavori differenti da quello agricolo e piú la diversificazione porta ad un'ulteriore erosione di terreno vergine.
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POST 52 – UN’AMMINISTRAZIONE COMUNALE COME QUELLA DI PARETE: promozione di una mentalità locale in grado di contenere fattivamente le nascite

Il sottoscritto ritiene che un contenimento delle nascite possa essere immediatamente perseguito a livello locale, senza necessariamente aspettare il rilascio di chissà quali nulla osta da parte delle istituzioni sovraordinate. A maggior ragione ciò varrebbe per una realtà territoriale come Parete che già ora conta un’esigua superficie (5,7 kmq), un numero sproporzionato di abitanti (oltre 11 mila), una propensione all’antropizzazione extragricola giunta a livelli pressoché insostenibili e che, soprattutto, non potrebbe pensare di ‘sfruttare’ parti relativamente meno urbanizzate di Terra di Lavoro o di qualsiasi altra parte d’Italia all'infinito.

Di conseguenza, un’amministrazione comunale come quella di Parete dovrebbe attivarsi, anche attraverso capillari campagne di sensibilizzazione cartacea e incontri pubblici, per promuovere una mentalità locale in grado di contenere fattivamente le nascite.

In particolar modo, l’ente municipale dovrebbe incoraggiare:
  • il ricorso a pratiche contraccettive naturali e, soprattutto, artificiali;
  • il ricorso all’aborto (specie nel caso di feti con malattie inguaribili e/o malformazioni gravissime che impedirebbero ai futuri nascituri di vivere normalmente);
  • la voglia, di ciascun uomo e ciascuna donna, di mettere al Mondo un numero massimo di figli compreso fra l’1 e il 2.
Inoltre, nell’ambito del rapporto che lega agli enti istituzionali sovraordinati (a partire da quelli nazionali), un’amministrazione comunale come quella paretana dovrebbe richiedere l’adozione di specifici provvedimenti normativi, data la percepibile difficoltà ad agire da sola. A quest’ultimo riguardo, comunque, il sottoscritto rimanda a qualche sua proposta esposta nel messaggio 53.

Volendo ricorrere ad un’immagine di immediata comprensione, ogni superficie comunale può essere paragonata ad una zattera la quale, a parità di dimensione colle altre, corre il crescente rischio di affondare qualora viene chiamata a sorreggere un numero sempre piú alto di passeggeri.

Insomma, va ribadito che nelle singole realtà territoriali non automaticamente vi è posto né per tutto né per tutti, né in termini di diversificazione economica né in termini di occupazione né in termini abitativi: quindi, chi sostiene l’opposto o può equivocare per ingenua buonafede oppure può errare (e far errare) in assoluta malafede. Punto.
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POST 52.1 – UN’AMMINISTRAZIONE COMUNALE COME QUELLA DI PARETE e la promozione di una mentalità locale volta al contenimento delle nascite. L’eventuale necessità di fornire alla gente argomentazioni piú vicine ad una dimensione personale

Alle popolazioni di intere Nazioni davvero consapevoli della necessità di perseguire in vario modo un equilibrato rapporto col territorio naturale del quale fanno integralmente parte, non dovrebbe essere difficile spiegare il nesso esistente fra una politica di contenimento delle nascite e la preservazione delle conquiste giuridiche e materiali fin lí portate a termine.

Ciò malgrado, a partire dalle singole realtà locali, potrebbe divenire necessario fare leva su talune argomentazioni piú vicine ad una dimensione personale. In questa sede se ne prova ad esporre qualcuna.

In primo luogo, andrebbe fatto capire che il successo dell’unione di due coniugi/conviventi non può dipendere in alcun modo dal momento riproduttivo. Molto di piú, infatti, dovrebbe contare il legame affettivo di coppia, presupposto vitale per la creazione di una sana atmosfera familiare.

In secondo luogo, a differenza di quanto propinato dai servizi tv in “salsa vaticana”, andrebbe fatto capire che non esiste nessun legame automatico fra l’alto numero di figli (dai 3 in su) e la felicità familiare. Piú realisticamente, invece, vi sono anzitutto spese che vanno a salire e, quindi, la probabilità di ricorrere con maggiore frequenza a forme di aiuto assistenziale pubblico (ad esempio, sussidi).

In terzo luogo, la crescita dell’unico figlio o di due soli figli può comportare una “riconquista” vera del tempo lavorativo e/o ricreativo per i genitori sia come singoli sia come coppia. Nel 2015 pensare alla realizzazione di sé come qualcosa da sottomettere sempre e comunque all’esercizio della potestà genitoriale risulta oramai qualcosa di anacronistico, se non altro perché non assicura di assolvere ai compiti di padre e madre in modo automaticamente valido.

Fra l’altro, partendo dall’assunto che non tutte le persone sono discendenti di Onassis, va osservato che il perseguimento fattivo del contenimento delle nascite può recare specifici vantaggi in misura di successione ereditaria poiché meno figli vi sono e piú la trasmissione dei beni riesce in misura relativamente maggiore garantendo un (ulteriore) stato di benessere materiale e perfino immateriale.
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Raffaele2012
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Re: Urbanistica Città di Parete (Ce) a cura di Raffaele2012

Messaggio da Raffaele2012 »

POST 52.2 – UN’AMMINISTRAZIONE COMUNALE COME QUELLA DI PARETE e la promozione di una mentalità locale volta al contenimento delle nascite. L’impegno per veder accantonati alcuni “convincimenti di paese” che fungono da ostacolo

Realtà locali come quella di Parete conservano ancora intatti alcuni convincimenti (soggettivi e comunitari) che fungono fattivamente da ostacolo rispetto ad una piú opportuna promozione di una mentalità volta al contenimento delle nascite. In questo senso, le singole amministrazioni comunali dovrebbero cercare di rimuoverli sempre attraverso una capillare attività di sensibilizzazione.

Ad esempio, andrebbe superato di slancio quell’inopportuno convincimento che porta a considerare il mancato concepimento del primo figlio subito dopo il matrimonio come segno di “impotenza” di uno o di entrambi i partner. Difatti la libertà di utilizzo del proprio corpo passa anche per decisioni di questo tipo che (a molti) sembrano “strane”. A riguardo, comunque, confidando nell’intelligenza dei lettori, null’altro si desidera aggiungere.

Ad esempio, andrebbe superato di slancio quell’inopportuno convincimento che porta una coppia a mettere al Mondo 3, 4, 5 figli finché non arriva finalmente il “masculillo” oppure la “femminuccia” tanto desiderato/a oppure, peggio ancora, per banalissimo sfizio. Roba che si rintraccia ad ogni livello sociale, 'alto' o 'basso' che sia.

Ad esempio, andrebbe superato di slancio quell’inopportuno convincimento che spinge padri e madri di famiglia a preoccuparsi addirittura di costruire o di comprare appartamenti in ogni dove per lasciarne qualcuno non tanto ai figli, ma, a sentirli parlare con ampia prosopopea, addirittura a nipoti e pronipoti fino alla settima generazione. Difatti, la vera impellente necessità da avvertire dovrebbe essere quella di dare in eredità ai propri discendenti delle località vivibili e una mentalità che aiuti ad approcciare a quest’ultime in maniera idealmente saggia e concretamente contestualizzata rispetto alle zone circostanti.

Ad esempio, andrebbe superato di slancio quell’inopportuno convincimento che spinge una coppia ad avere figli in quantità industriale solo perché in possesso di un reddito ritenuto da essi stessi consistente. Difatti, resterebbero al loro posto tutti gli inconvenienti legati al consumo di materie prime (a partire dal suolo), le quali (pur al netto di ogni discussione circa il loro reale godimento) dovrebbero rientrare concettualmente nella disponibilità del numero maggiore di persone possibile.
Ultima modifica di Raffaele2012 il lunedì 17 agosto 2015, 19:50, modificato 4 volte in totale.


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