LUSCIANO (CE) - San Luciano Prete

Segnalazione e commenti su eventi collegati a manifestazioni pirotecniche.

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Raffaele2012
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Re: LUSCIANO (CE) - San Luciano Prete

Messaggio da Raffaele2012 »

POST 6.1 – (segue da sopra)

Sia come sia, l’inopportunità di aree PIP a Lusciano può essere motivata in vari modi, a seconda delle attività di cui si prevede l’arrivo.

Innanzitutto, nell’ipotesi di una localizzazione artigianale/industriale, occorre precisare come questa abbia bisogno di vaste aree situate lontano dai centri abitati e nell’imminenza di grandi vie di comunicazione (autostrade e/o scali merci ferroviari e/o di aereoporti) onde favorire una grande concentrazione di imprese, potenzialmente in grado di avviare sinergie fra loro e, addirittura, di fondersi in realtà piú grandi per dare l’assalto ai mercati nazionali e internazionali.
Nel caso di Lusciano, però, ciò sembra mancare vistosamente. In primis, già uno spezzettamento in due delle aree è conferma di un’incompatibilità di fondo coll’esiguità del territorio comunale. In secundis, i PIP sorgono ad estremo contatto col centro abitato. In tertiis, il vantaggio di sorgere nei pressi della Strada sopraelevata dei Ponti della Valle è neutralizzato dalla spaventosa trafficabilità di quest’ultima, oramai ridotta ad asse viario per collegare a Napoli i quartieri dormitorio della zona a nord.
La zona PIP 1, in particolare, potrebbe financo condividerebbe col centro commerciale Jambo uno dei due accessi alla sopraelevata in direzione nord con evidenti rischi di paralizzazione del transito veicolare.

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In buona sostanza, l’erezione di aree PIP luscianesi con connotati artigianali/industriali potrebbe financo rispondere al tentativo di dare al territorio comunale un reale indirizzo economico oltre l’agricoltura, ma ragioni logistiche oggettivamente insormontabili ne rendono assai difficile la caratterizzazione in tal senso.

Il posizionamento di attività commerciali e di servizi nelle aree PIP luscianesi, invece, sembra solo francamente eccessiva, non trovandosi innanzi alla necessità replicare la city londinese.

Infine, PIP luscianesi aperti, fra l’altro, ad attività edili, potrebbero costituire un vero paradosso per un territorio comunale che di tutto ha bisogno fuorché di un ipotetico rilancio del mercato immobiliare.

In chiusura, è quanto mai auspicabile l’accantonamento non solo del P.I.P. 2, ma anche del P.I.P. 1, nonché il ritorno a destinazione agricola delle superfici interessate: difatti questo è l’unico modo per evitare azioni che, in tutta sincerità, sembrano soltanto avere fini speculativi (terreno agricolo acquistato a basso costo, variante urbanistica, lottizzazione e infrastrutturazione).
Ultima modifica di Raffaele2012 il mercoledì 24 settembre 2014, 15:47, modificato 1 volta in totale.
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Raffaele2012
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Messaggio da Raffaele2012 »

POST 6.2 – Una terza concentrazione di capannoni all’incrocio fra viale della Libertà e viale Marconi?

Insomma, stando a quello che si è scritto finora, l’area P.I.P. 1 trova difficoltà ad essere realizzata, mentre l’area P.I.P. 2 sembrerebbe costituire piú un tentativo abortito che uno rinviato sine die.

Ciò malgrado, mentre il sottoscritto posta questo messaggio, starebbe effettivamente sorgendo una concentrazione di capannoni in una nuova zona: l’intersezione dei viali Marconi e della Libertà, nella parte sud del territorio comunale.

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Trattasi di un’area P.I.P. 3? O della P.I.P. 2 su "scala ridotta" e rivolta verso Aversa anziché verso Parete? Purtroppo il sottoscritto non sa sciogliere questo dilemma. Di certo, però, resta evidente l’inopportunità dell’ennesimo episodio di consumo del suolo, a maggior ragione se collegato alla parte extraurbana di Lusciano e a maggior ragione considerando la localizzazione lungo la trafficatissima arteria di viale della Libertà.

Essendo una sezione ancora da completare, comunque, il sottoscritto non manca di auspicare un blocco dei lavori ed un ripristino della destinazione agraria.
Ultima modifica di Raffaele2012 il mercoledì 24 settembre 2014, 15:50, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Raffaele2012 »

POST 7 – Riflessione sull’inopportunità di un futuro parco agricolo a Lusciano, a sud di viale della Libertà

Una definizione ‘ecumenica’ pescata dal sottoscritto in internet aiuta a inquadrare il parco agricolo come “un’area nella quale creare, riscoprire oppure potenziare l’attività primaria al fine di salvaguardare e tutelare il territorio e l’ambiente in esso inserito”.

Una consultazione piú paziente del web, però, permette di approfondire i connotati di tale “creazione, riscoperta, potenziamento”. In linea generale, infatti, in codesti ‘parchi’ resterebbe pur sempre possibile localizzare anche attività di natura nettamente extragricola: da forme di viabilità interna agli agriturismi, dai maneggi ai parcheggi fino a sezioni destinate agli hobby (come, ad esempio, il footing).

Caso mai non fosse chiaro agli… schiocchini, si precisa con forza che l’agriturismo non è agricoltura, ma mera ricettività; che il maneggio rimanda all’equitazione e giammai all’allevamento; che attività come il footing costituiscono del tempo libero e non una forma di occupazione a tempo indeterminato.

In buona sostanza, se fosse approvata la proposta (esposta dall’associazionismo locale) di istituzione di un parco agricolo luscianese per la zona sud di viale della Libertà, si potrebbe attivare, fra una variante urbanistica e l’altra, un devastante processo di consumo del suolo basato su asfalto, fognature, marciapiedi, lampioni, ristoranti e, perché no, perfino strutture residenziali ad hoc.

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Per quanto possa sembrare strano soprattutto ai testardi, insomma, va sottolineato che non esiste attività migliore dell’agricoltura per tutelare l’integrità di un territorio senza… tutelarlo… a chiacchiere. Quindi è dovere degli amministratori di ogni livello (locale, regionale e nazionale) attivarsi per anzitutto sostenere il comparto primario, anche ricorrendo a misure di natura protezionisticha per scoraggiare l’arrivo di derrate estere ed evitare la “fuga dai campi”.
Ultima modifica di Raffaele2012 il mercoledì 24 settembre 2014, 16:22, modificato 4 volte in totale.
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Messaggio da Raffaele2012 »

POST 8 – Riflessione sull’inopportunità che, in un prossimo futuro, la parte a sud di viale della Libertà sia attraversata da una nuova strada Giugliano-Lusciano-Parete

In un incontro pubblico dell’ottobre 2013 (http://www.pupia.tv/lusciano/modules.ph ... nt&sid=433), il sindaco di Lusciano in carica, N. Esposito, aveva auspicato la creazione di una nuova strada a sud di viale della Libertà e parallela a quest’ultima alfine di rendere piú rapido il flusso del traffico fra i centri di Giugliano in Campania, Lusciano e Parete.

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Nel momento in cui viene pubblicato questo post, il sottoscritto non sa se l’annuncio abbia poi innescato l’avvio di un iter burocratico. Tuttavia già la sola idea di realizzare tale nuova arteria dovrebbe far accaponare la pelle dal terrore.

In Italia, nel Sud Italia, a maggior ragione in un’area a nord di Napoli già spaventosamente sovraffolata, tradizione e cultura insegnano che ogni nuova strada tende, prima o poi, a far divenire edificabili tutti i terreni circostanti. Quindi, un problema come quello del traffico e della vivibilità nelle zone attraversate dalla Strada degli Americani potrebbe uscire dalla porta e rientrare dal portone rappresentando fin da subito solo l’ennesima e dannosissima operazione di consumo del suolo.
Ultima modifica di Raffaele2012 il mercoledì 24 settembre 2014, 16:20, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Raffaele2012 »

POST 9 – L’antropizzazione oggettivamente insostenibile come causa della “morte” del territorio locale (idea di antrofizzazione)

Un territorio comunale come quello luscianese si trova attualmente esposto ad un’antropizzazione che è divenuta oggettivamente insostenibile sia in termini prettamente demografici sia in termini di diversificazione degli impieghi.

Nel giro di pochi chilometri quadrati (4,5 nello specifico), infatti, si cerca quotidianamente un equilibrio forzato fra gente che viene a risiedere dai paesi vicini e dalla metropoli partenopea, agricoltura, edilizia speculativa e non, attività commerciali, servizi e artigianto di nicchia che, alla fine, crea solo ingestibiltà, invivibilità e cancellazione progressiva dell’idea di territorio e di comunità locali.

Ingestibilità anzitutto nel senso che nessuno sa dove meglio collocare “chi” e cosa”. Ad esempio, la pretesa di fare di Lusciano una cittadella industriale coi progetti PIP viene a cozzare coll’impossibilità di avere ampie aree a riguardo.

L’invivibilità a danno del popolo si verifica colla difficoltà a spostarsi rapidamente da un posto all’altro e financo con problemi di salute legati allo stress.

La cancellazione progressiva dell’idea di territorio e di comunità locali, infine, si verifica colla stracitata erosione continuativa degli spazi fino a non averne piú alcuno libero.

Un’antropizzazione incontrollata può essere quindi paragonata all’eutrofizzazione dei laghi. Come quest’ultima si manifesta con un’iniziale sovrabbondanza di sostanze nutritive che porta a una crescita spaventosa delle alghe e alla susseguente mancanza di ossigeno a danno dei pesci tutti, all’istessa maniera l’apparente benessere iniziale determinato da una fortissima concentrazione di abitanti e impieghi produce a lungo andare la “morte” del territorio poiché ogni componente cerca uno spazio che non può oggettivamente esservi.

Con licenza scrivendo, è possibile dunque sostenere l’idea che anche Lusciano stia vivendo appieno un drammatico processo di antrofizzazione (dall’incrocio delle parole eutro[fizzazione] + [antropi]zzazione).
Ultima modifica di Raffaele2012 il mercoledì 24 settembre 2014, 16:21, modificato 2 volte in totale.
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:) :) :) :) :)
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POST 10 – PROPOSTE DEL SOTTOSCRITTO VOLTE A PRESERVARE LUSCIANO NON SOLO COME ENTITÀ FISICA, MA ANCHE COME IDENTITÀ IMMATERIALE RICONOSCIBILE DALLE ALTRE. Circoscrizione dell’attività edilizia residenziale, localizzazione limitata dei commerci e dei servizi, rilancio dell’agricoltura locale

Leggendo tutti i messaggi precedentemente postati in questo topic, qualsiasi amico di Pirovagando potrebbe farsi la brutta idea che il sottoscritto sappia solo esprimersi con un “no” verso ogni persona e ogni cosa.

Partendo dalla premessa che niente e nessuno obbliggerebbe ad esprimersi favorevolmente né ogni volta né solo qualche volta, va osservato che, comunque, malgrado tutti i problemi e i pericoli imminenti e futuri, anche per i territorio comunale di Lusciano non sarebbe (il condizionale è però d’obbligo) ancora suonata l’ultima ora.

Si precisa che ognuna delle sottostanti proposte (esposte in maniera comunque sommaria per ragioni di spazio) ha l’ambizione di mirare a porre un freno all’attuale mostruoso livello di antropizzazione rispetto all’esiguità della superficie comunale (appena 4,5 kmq).


In primo luogo, è assolutamente necessario che gli amministratori comunali di Lusciano circoscrivino lo svolgimento dell’attività di edilizia residenziale alle segg. aree: centro storico (ma in un’ottica, in primis, di preservazione identitaria di codesta parte del comune) sezione nord ovest contigua all’abitato di Ducenta, sezione nord est contigua alla città di Aversa, viale Manzoni e traverse che vi si immettono direttamente, rione Gesú e Maria ma solo per la parte prossima a viale della Libertà.
A riguardo, inoltre, si ritiene utile sostenere unicamente un modello abitativo di stile familiare (diverse generazioni nello stesso stabile); rilanciare la ristrutturazione/ricostruzione di vecchi immboli e la creazione di nuove case in senso verticale (magari anche colla concessione di sussidi di matrice provinciale, regionale o nazionale); impedire comunque la realizzazione di nuovi appartamenti se superiori ad una certa misura (ad esempio, 90 mq inclusi eventuali balconi); vietare totalmente la costruzione di nuove case da mettere in vendita, scoraggiando cosí l’arrivo di intere famiglie forestiere.


In secondo luogo, circa la localizzazione dei commerci e dei servizi, buon senso dovrebbe spingere gli amministratori luscianesi a puntare principalmente su quella parte urbanizzata del paese piú adiacente al centro storico, dando anzitutto precedenza alle attività al dettaglio o comunque in grado di garantire una minore occupazione di spazio.


In terzo luogo, la sacrosanta esigenza di non distruggere la porzione extraurbana a sud di viale della Libertà dovrebbe imporre agli amministratori luscianesi di adottare ogni iniziativa possibile per tutelare e rilanciare la produzione agricola nel comune.
A tal proposito, sarebbe assai utile puntare su coltivazioni arboricole e di terra, con particolare occhio per la produzione di Uva Asprina, il cui vino, storicamente considerato solo nei circuiti locali, potrebbe divenire un volano di vero sviluppo economico perfino per l’intero agro aversano-giuglianese dopo un attento processo di valorizzazione (dalla fase vegetativa a quella prettamente promozionale sui mercati).
La presenza di una forte urbanizzazione a cavallo delle province di Napoli e Caserta, invece, spingerebbe a non scommettere su forme di allevamento di media e grossa taglia (ovino, suino, bovino, equino) poiché, seppure svolte in stalle con metodi intensivi, tenderebbero a richiedere spazi che, soprattutto in questa fase storica, mancano.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 27 settembre 2014, 16:27, modificato 3 volte in totale.
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POST 10.1 – PROPOSTE DEL SOTTOSCRITTO VOLTE A PRESERVARE LUSCIANO NON SOLO COME ENTITÀ FISICA, MA ANCHE COME IDENTITÀ IMMATERIALE RICONOSCIBILE DALLE ALTRE. “Deurbanizzazione di parte del territorio comunale”

In quarto luogo, sempre nell’ottica di porre un freno all’attuale mostruoso livello di antropizzazione rispetto all’esiguità della superficie comunale, è quanto mai essenziale che gli amministratori di Lusciano perseguano l’obiettivo di deurbanizzare parte del territorio comunale (magari anche con l’aiuto finanziario dell’ente provinciale e/o regionale e/o dello Stato).

Per l’esattezza, coll’aiuto di Google Maps (o Google Earth, a seconda del software prescelto), si nota attualmente un eccesso di edifici civili e commerciali, nonché di infrastrutture pubbliche e private, nelle aree delle vie Moro e Carminiello (dove domina un modello edil-speculativo che verte su enormi palazzoni residenziali con parcheggi interrati in mezzo a viuzze strettissime), nelle zone di viale Marconi ambo i lati, viale della Libertà ambo i lati dopo l’intersezione con via Carminiello direzione Parete, vie 11 Settembre e Rampi, vie Gobetti e f.lli Cervi (dove s’intrecciano edilizia familiare e speculativa, piccolo e grande commercio), in via Rosselli, nel rione Don Zeno e nel caseggiato dell’ultimissimo tratto di via De Chirico (talmente troppo ad occidente o a nord ovest da essere in contiguità coll’abitato di Trentola e contrassegnati da un modello di edilizia familiare).
A tutto ciò vanno infine aggiunti gli insediamenti sparsi nella campagna all’estremo sud del rione Gesú e Maria.


Per quelle che sono le conoscenze del sottoscritto mentre egli mette on line questo post, l’unico strumento normativo utile per procedere ad un abbattimento delle costruzioni private di ogni tipo (e pubbliche se appartenenti a soggetti pubblici diversi da quello comunale) sembrerebbe risultare quello di un’espropriazione per pubblica utilità avviata dall’amministrazione locale luscianese che, ovviamente, dovrebbe effettuare un preliminare cambio del piano urbanistico vigente in modo da stabilire la destinazione (cioè, il ritorno) ad uso agrario delle aree coinvolte.

In misura successiva o precedente (meglio ancora) all’espropriazione, inoltre, il locale ente comunale dovrebbe attivarsi per favorire la cessione della proprietà o della sola gestione dei luoghi interessati ad imprese agricole, nell’ambito della citata necessità di appoggiare il settore primario.


Va ricordato, infine, che l’espropriazione per pubblica utilità avrebbe pure il vantaggio di dare un indennizzo ai proprietari delle costruzioni da abbattere che, quindi, non verrebbero scacciati come se fossero soltanto delle mosche.


Ovviamente, all’abbattimento di edifizi andrebbe accompagnata una decisa ed inequivocabile “de-infrastrutturazione” delle aree luscianesi coinvolte. Quindi l’espianto del sistema fognario ed elettrico, l’eliminazione dell’asfalto, dei marciapiedi, delle panchine, e di ogni cosa simile a ciò; fatta salva l’eventuale necessità di tenere in piedi ogni rete di importanza sovracomunale.


Di seguito sono postate due foto rispettivamente riguardanti la “Lusciano odierna” e la “Lusciano dopo una sana deurbanizzazione”. Per acquisire ulteriore cognizione, si suggerisce a ogni utente di salvarle entrambe in una cartella del proprio pc in modo di effettuare un confronto immediato.

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P.S. Volendo seguire un approccio prudente dettato dalla mancata conoscenza delle “carte”, si precisa che quanto proposto in questo messaggio ha come presupposto l’assenza di problemi legati all’abusivismo edilizio.
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POST 10.2 – PROPOSTE DEL SOTTOSCRITTO VOLTE A PRESERVARE LUSCIANO NON SOLO COME ENTITÀ FISICA, MA ANCHE COME IDENTITÀ IMMATERIALE RICONOSCIBILE DALLE ALTRE. Limitatissima localizzazione di capannoni per sostegno anzitutto all’agricoltura nell’attuale area di via Moro

Dopo aver consigliato una deurbanizzazione di parte del territorio comunale, a questo punto chiunque potrebbe chiedersi se per Lusciano non vi sia comunque una qualche remota possibilità di localizzare dei capannoni e simili.

A riguardo, si ritiene che ogni ipotesi di individuazione di una specifica area (con tutto quanto di contorno in termini di infrastrutturazione di sostegno) debba avvenire solo in caso di estrema necessità, debba limitarsi a insediamenti numericamente limitati e di piccole dimensioni e debba giocare anzitutto un ruolo di sostegno dell’attività agricola, l’unica vera “economia” compatibile coll’esiguità dell’estensione del paese. Quindi, ad esempio, potrebbe andare bene la presenza di sedi di piccole cooperative che trattano la derrata subito dopo il raccolto (carico e/o scarico e/o trattamento e/o conservazione in celle frigorifere), ma non di grosse industrie agroalimentari oppure dedite alla creazione di trattori o camion.

Ossevando attentamente le mappe, dopo la deurbanizzazione sarebbe possibile localizzare dei capannoni solo nell’area di via A. Moro, attualmente sfregiata da palazzoni costruiti secondo la logica edil-speculativa, in modo da consumare suolo solo nella parte nord di Lusciano e solo verso Aversa, città già orribilmente compromessa da questo punto di vista.

Il limite oggettivo di una localizzazione nell’attuale area di via A. Moro, la quale immetterebbe direttamente su viale della Libertà (tale da giustificare il sopraevidenziato motivo di “sola estrema necessità”), potrebbe essere aggirato proprio dal citato processo di deurbanizzazione che, appunto, ridurrebbe di molto l’impatto negativo generato da momenti di alto traffico veicolare legato alle attività svolte nei capannoni.

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POST 10.3 – PROPOSTE DEL SOTTOSCRITTO VOLTE A PRESERVARE LUSCIANO NON SOLO COME ENTITÀ FISICA, MA ANCHE COME IDENTITÀ IMMATERIALE RICONOSCIBILE DALLE ALTRE. Contenimento delle nascite

Le proposte del sottoscritto esposte nei POST 10, 10.1 e 10.2 rientrano nel novero dei compiti amministrativi di ogni comune italiano, e quindi anche di quello di Lusciano (CE). Tuttavia va riconosciuto come esse potrebbero avere efficacia limitata se non accompagnate, nel contempo, dall’affermazione di una mentalità e di strumenti normativi e pratici volti a contenere le nascite su scala locale.

Circa l’affermazione di una “mentalità” va precisato come il comune di Lusciano potrebbe provare ad agire da solo, mentre per quanto concerne gli strumenti normativi e pratici si ritiene quanto mai necessario che gli amministratori locali bussino direttamente alla porta degli organismi decisionali nazionali, gli unici (a quanto pare) in grado di fare qualcosa in materia di politica demografica per una regione sovraffollata come la Campania o, meglio ancora, per una nazione sovraffollata (rispetto alle risorse materiali interne) come l’Italia.

Il contenimento delle nascite nel territorio luscianese (e, per esteso, nella regione campana e in tutta Italia) trova fondamento anche in una duplice osservazione: a) piú persone vi sono e piú il suolo viene sottoposto a logiche di consumo; b) piú persone scelgono lavori differenti e piú la diversificazione porta ad un ulteriore consumo di terreno vergine.

Di conseguenza, occorrerebbe assolutamente incoraggiare: la promozione di pratiche contraccettive; il ricorso all’aborto anche in non gravi casi di salute del feto e/o della madre; lo stabilire il limite di soli due figli per ciascuno uomo e ciascuna donna (adozioni incluse), indipendentemente dal sesso del nascituro; la sterilizzazione di ogni singolo uomo e ogni singola donna che hanno messo al Mondo un secondo figlio; il ricorso all’aborto selettivo nel caso di gravidanze con 3 o piú gemelli.

Inoltre sarebbe quanto mai utile introdurre: un regime di tassazione appesantito per i nuclei famigliari aventi tre figli o piú (secondo un principio ‘inedito’ per cui chi mette al mondo in sovrannumero lo fa in virtú di redditi maggiori); un regime fiscale vantaggioso per chi volontariamente decide di mettere al Mondo un unico figlio (secondo un principio ‘inedito’ legato al minor consumo di materie prime, a cominciare, ovviamente, dal suolo).

Infine, sarebbe quanto mai giusto giungere, finalmente, ad un reale riconoscimento lavorativo e sociale della donna (che, in zone come quella di Lusciano, ancora in molti concepiscono unicamente come ‘angelo del focolare’ o come ‘entrata monetaria aggiuntiva’ a quella realizzata dal consorte maschio).

Contenere le nascite in eccesso, fra le tante cose, può recare specifici vantaggi perfino in misura di successione ereditaria poiché, non essendo tutti noi discendenti di Onassis, meno figli vi sono e piú la trasmissione dei beni riesce in misura relativamente maggiore garantendo un (ulteriore) stato di benessere materiale e immateriale.

A questo punto molti lettori (specie di orientamento cristiano) potrebbero nutrire forti perplessità innanzi a proposte/azioni volte al contenimento delle nascite. Tuttavia, ogni dubbio andrebbe immediatamente fugato innananzi alla consapevolezza che è lo stesso Padreterno (creatore del Mondo per il credente) ad aver favorito nella Natura un meccanismo di selezione.

A riguardo si vuol citare un esempio. Ogni anno, poco tempo prima del raccolto, i contadini effettuano uno ‘scarto’ delle pesche in eccesso sulle piante al fine di garantire una crescita migliore di quelle che restano. In cotal guisa, si ottengono dei frutti non solo piú grandi, ma, soprattutto, carichi di sostanze nutritive al punto giusto.
Per ogni persona dotata di buon senso, questa pratica contadina, a sua volta risultato di osservazioni maturate nel tempo, può essere vista come un ottimo caso di interazione Uomo-Natura che di certo non può essere estraneo alla volontà creatrice dell’Onnipotente.
Ultima modifica di Raffaele2012 il sabato 27 settembre 2014, 16:45, modificato 4 volte in totale.
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POST 10.4 – La preservazione dell’entità fisica e dell’identità immateriale di un comune conta SEMPRE piú delle legittime ambizioni personali di chi vi abita

L’abbattimento degli stabili e delle infrastrutture in eccesso nel territorio comunale unito all’affermazione di una mentalità e di strumenti pratici volti al contenimento delle nascite, il rilancio economico attraverso l’agricoltura, il perseguimento di un preciso modello abitativo di tipo famigliare e la circoscrizione dei commerci e dei servizi al dettaglio e/o di poca dimensione ad aree a ridosso del centro storico sono, indubbiamente, l’unico modo per evitare che Lusciano possa estinguersi come entità fisica e immateriale in quel mare d’asfalto e cemento che rischia di investirne inesorabilmente il territorio.

Da un punto di vista strettamente concreto, in particolare,
fatta salva la compatibilità ambientale di talune esprienze commerciali e impiegatizie, l’unico modello vero economico perseguibile in questo paese casertano resta ancora quello basato sull’agricoltura poiché ogni attività industriale sconta la mancanza di vasti spazi in cui localizzarsi.
Quindi, ove mai mancasse (legittimamente!) la voglia di occuparsi di semina e raccolto, è molto meglio lasciare incolto un terreno piuttosto che cambiarne sciaguratamente la destinazione d’uso.

Ragionando ora in linea generale, va osservato che è vero amministratore comunale solo colui che antepone alle legittime ambizioni dei singoli residenti l’idea stessa di integrità e funzionalità del territorio fondata su un rapporto con quest’ultimo di tipo ciclico.
Insomma, caso mai non fosse ancora chiaro, i migliori amministratori locali non sono quelli che ‘fanno costruire case o capannoni’ dappertutto o ‘fanno aprire ristoranti’ ovunque per consentire a Tizio e Caio ‘di campare nell’immediato’, ma quelli che lasciano alle generazioni a venire il diritto di decidere sui destini del proprio territorio, secondo una logica volta a trasmettere di padre in figlio il dovere di essere sempre ‘responsabili’ e giammai sciacalli.

Ovviamente anche il popolo e i privati in genere devono assolutamente convincersi che il possesso di un terreno non porta al sorgere automatico di un qualche diritto all’edificazione a proprio vantaggio, se quest’ultimo trascende dalla citata idea di preservazione funzionale del territorio locale.
S’asupica, perciò, che chi vede in “ogni metro quadro un metro cubo” possa rapidamente cambiare idea e trovare un altro modo per residere nella parte propriamente urbana di un comune. Oppure che s’inventi qualche altro mestiere per “campare”. Oppure che vada a vivere possibilmente ben oltre la regione Campania, già satura di suo.

Non va mai trascurato, infine, che l’utilizzo di tipo ciclico dello spazio comunale getta le basi per un costante rapporto Uomo-Territorio il quale, a sua volta, stimola la creazione di una collettività riconoscibile dotata di un proprio patrimonio materiale/immateriale fatto di luoghi, di usanze e di ritualità generatori di “immortalità”.
Ultima modifica di Raffaele2012 il martedì 30 settembre 2014, 18:14, modificato 1 volta in totale.
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POST 11 – Il rischio di DEFINITIVO ANACRONISMO della festa patronale di san Luciano prete e martire innanzi agli attuali ed eventuali stravolgimenti del territorio comunale di Lusciano (CE)

Soprattutto nel precedente post, il sottoscritto ha osservato che un territorio comunale è ben gestito quando la sua popolazione si rapporta ad esso in modo da seguire un andamento ciclico, imbastendo cioè un tipo di attività che porta a lasciarlo in buona sostanza integro e funzionale.

Inoltre, anche a Lusciano, in passato, l’esistenza di un andamento ciclico nel rapporto Uomo-Territorio fondato sulla centralità dell’economia e dell’agricoltura ha stimolato la creazione di una collettività riconoscibile dotata di un patrimonio materiale e immateriale (luoghi, riti e usanze), con quest’ultimo che è riuscito a viaggiare nel tempo di generazione in generazione e che dunque può essere definito come “generatore di immortalità”.

Con parole ancora piú chiare, si può osservare come, almeno fino agli anni Settanta del XX secolo, Lusciano avesse un territorio comunale nettamente contrassegnato da un’agricoltura la quale era sia “vera economia” sia (in quanto “vera economia”) un modello perfetto di rapporto Uomo-Territorio su scala locale poiché portava a preservare le superfici pur utilizzandole diversamente a seconda dei casi (semina, potatura, raccolto…).

In questo contesto contraddistinto da un uso ciclico del territorio comunale, la locale festa del Patrono rappresentava un’estrinsecazione assolutamente perfetta del patrimonio materiale e immateriale popolare a causa della cadenza annuale colla quale avevano luogo le relative celebrazioni liturgiche e civili.

Facendo un balzo ad oggigiorno, invece, si nota una Lusciano sovrappopolata e avviata alla post economia, a causa sia del processo di cementificazione in atto (per fini abitativi e infrastrutturali) sia della difficile localizzazione di un’attività manifatturiera alternativa all’agricoltura (per mancanza di ampi spazi).

In buona sostanza, mai come in questi ultimi decenni, a Lusciano emerge un contrasto di fondo fra il "moderno" rapporto Uomo-Terrritorio (contraddistinto da approcci anzitutto speculativi e da un diffuso fenomeno di consumo di suolo) e l’ideale di ciclicità che ancora trasuda dalla ricorrenza patronale, peraltro oramai depotenziata nella sua parte artistico-artigianale, come mostra l’assenza di un vero e proprio Programma Pirotecnico Aereo perlomeno dagli anni Novanta, guarda caso a causa di difficoltà logistiche dettate dall’avanzamento dei palazzoni nell’ultima grande parte libera a nord di viale della Libertà: la zona est di viale Marconi.

È dunque in questo contrasto di fondo che s’avverte l’attuale anacronismo della festa patronale in onore di san Luciano la quale rischia di divenire un ‘fatto superato’, con buona pace di chi la pensa (legittimamente) in modo opposto.

A chi arriccia il naso innanzi a questa parte del post del sottoscritto, si fa osservare come, almeno nel Sud Italia, ogni Festa Patronale riflette, in un modo o nell’altro, ciò che è (oppure che è stato, come nel caso di Lusciano, purtroppo) il rapporto Uomo-Territorio. Ad esempio, la loro calendarizzazione nei mesi autunnali (come a Montrone per san Trifone) risponde (o rispondeva, a seconda dei paesi) alla necessità di effettuare dapprima il raccolto e di garantire sostentamento ai lavoratori della terra finendo poi per consentire un maggiore successo alla medesima questua festaiola.

In conclusione, è giusto ricordare che chi tende a violare un territorio comunale attraverso un incontrollato consumo di suolo oltraggia sciaguratamente la spiritualità collettiva, la quale nel Sud Italia s’esprime in primis colle Feste Patronali, rappresentazione di “ciclicità” come “ciclico” è il dono divino di utilizzo delle superfici destinate a dare sostentamento quotidiano.
Ultima modifica di Raffaele2012 il martedì 30 settembre 2014, 18:13, modificato 9 volte in totale.
I fuochi marciano nel tempo e nel silenzio. (Francesco Nicassio)

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Raffaele2012
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Re: LUSCIANO (CE) - San Luciano Prete

Messaggio da Raffaele2012 »

POST 12 - Conclusioni

In occasione dei festeggiamenti per il XVII centenario del martirio di San Luciano (settembre 2012), gli organizzatori programmarono una lectio magistralis tenuta da un esponente del clero e intitolata “Cosa direbbe oggi San Luciano al popolo di Dio che è in Lusciano?” (http://www.sanluciano.altervista.org/index.swf ‒ sezione Programma).

Il sottoscritto ignora se l’evento ebbe luogo e cosa fu detto dal prelato. Di certo, se ancora adesso il martire d’Antiochia avesse la possibiltà di tornare in vita e di farsi sentire dalla sua gente, rinnegherebbe la scelta di essersi fatto martirizzare nel lontano 312 d.c. dopo aver constatato l’approccio inopportuno, illogico e, soprattutto, folle rispetto alla gestione del territorio del proprio paese.

Perciò, malgrado il mio pessimismo, si auspica che il popolo luscianese acquisisca consapevolezza circa la necessità irrinunciabile di non consumare inutilmente del suolo.


********************


Mi fermo qui, malgrado la voglia di aggiungere altro ancora a conferma di quanto scritto in tutti i miei post riguardanti i mutamenti passati presenti, futuri e futuribili del territorio comunale di Lusciano (CE).

Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno letto sperando in una serena interazione.
I fuochi marciano nel tempo e nel silenzio. (Francesco Nicassio)

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dragone2
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Re: LUSCIANO (CE) - San Luciano Prete

Messaggio da dragone2 »

salute. 15 gg fa mi sono recato a lusciano per fare delle foto delle luminarie appese dalla ditta del posto A. CRISCUOLO di LUSCIANO (CE).

con mio dispiacere ho notato che quest anno il lavoro e' stato molto ridotto x quantita', infatti altre volte ci stavano piu' di 100 arcate sparse in tutto il paese mentre stavolta sono state al massimo 30.

pero' secondo me la crisi nn c'entra niente. Infatti quando sono arrivato vicino alla chiesa ci stava un avviso del parroco del posto ke adesso metto qua. in pratica ci sta scritto che ci sono state meno luminarie per il fatto di aiutare i poveri e aggiustare la cappella del santo.

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